Peculato e truffa, divieto di dimora a Cefalù per Gianfranco Miccichè: «L’auto blu usata a fini personali»
Il deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana Gianfranco Miccichè ha ricevuto un divieto di dimora a Cefalù dal Gip di Palermo. All’ex presidente dell’Ars sono stati anche sequestrati 24 mila euro. Nei confronti di Miccichè c’è un’indagine per peculato, truffa aggravata ai danni dell’Ars e false attestazioni sulla presenza in servizio di un dipendente pubblico. Anche il suo assistente parlamentare Maurizio Messina, autista del politico di Forza Italia, ha ricevuto il divieto di dimora a Cefalù. Nel luglio scorso era emersa un’indagine per peculato nei confronti di Miccichè per l’uso della sua auto per l’acquisto di cocaina. Il politico aveva prima negato e poi ammesso l’uso dello stupefacente.
Miccichè: «Spiegherò tutto»
«Andrò a spiegare tutto ai magistrati – ha dichiarato Miccichè all’Adnkronos -, Io non credo di avere commesso atti illeciti. Se è un illecito dare un passaggio a mia moglie, va bene, questo non posso negarlo. Forse ho fatto qualche leggerezza, ma nulla di grave. Non vi è dubbio che potrei avere commesso qualche errore ma davvero non ci trovo niente di male. Se questo è peculato… io non ho nulla da rimproverami, forse ho commesso, lo ripeto, qualche leggerezza». Secondo l’inchiesta, l’Audi della Regione era sistematicamente parcheggia a casa dell’autista del politico siciliano. Per 33 volte, tra marzo e novembre 2023, Miccichè avrebbe usufruito del mezzo per viaggi privati, tra cui visite mediche. Inoltre l’auto regionale sarebbe stata utilizzata per dare vari passaggi lungo il tragitto Palermo-Cefalù, dove Miccichè possiede una villa.
L’auto blu sarebbe stata usata per trasportare cocaina
A bordo dell’auto, avrebbero viaggiato componenti della sua segreteria, familiari e persone assunte nello staff politico. Quest’ultime, in realtà, sarebbero state impiegate in mansioni improprie: dalla pulizia, alla manutenzione della piscina, alla derattizzazione. L’Audi che faceva la spola tra Palermo e Cefalù sarebbe stata utilizzata anche per consegnare cocaina al politico, oltre al cibo acquistato dal ristorante dell’amico Mario Ferro, lo chef indagato per spaccio di droga. Nell’ambito di quell’inchiesta, si scoprì che Miccichè si sarebbe più volte rivolto a Ferro per l’acquisto di sostanze stupefacenti.
Dai passaggi alla moglie dell’ex presidente al trasporto del gatto nello studio del veterinario
Negli atti della misura cautelare emessa dal Gip Rosario Di Gioia, si legge che l’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana avrebbe mostrato «una gestione arbitraria e del tutto personalistica dell’autovettura». Ad esempio, secondo l’accusa, Miccichè avrebbe disposto all’autista dell’auto blu di accompagnare fino a Cefalù, «per incombenze domestiche», il suo collaborato Vito Scardina. E ancora, oltre ai passaggi offerti a sua moglie, il politico si sarebbe fatto recapitare a Cefalù con quella vettura «un bidone di benzina», oppure un imprecisato cofanetto. L’auto di proprietà della Regione sarebbe stata usata persino per «portare il gatto dal veterinario o recuperare il caricabatterie dell’iPad».