Londra, accolto il ricorso di Julian Assange: potrà ricorrere in appello contro l’estradizione
Julian Assange ha vinto l’appello che gli consentirà di presentare ricorso contro l’estradizione negli Stati Uniti. I giudici della Corte suprema di Londra gli hanno concesso quest’ultima chance poiché l’amministrazione Biden non è stata in grado di fornire adeguate garanzie ai giudici inglesi. Il fondatore di Wikileaks è accusato di spionaggio e di aver attentato alla sicurezza nazionale, per aver divulgato migliaia di documenti riservati sulle guerre in Afghanistan e in Iraq. Lo scorso marzo, la magistratura britannica aveva sospeso la decisione sulla possibilità di ricorrere contro l’estradizione, nell’attesa di ricevere rassicurazioni da parte americana. Rassicurazioni che prevedevano, nel giudizio statunitense, il rispetto del primo emendamento, ovvero quello sua libertà di espressione.
Non solo. I giudici britannici chiedevano che il tribunale americano assicurasse che non discriminerà Assange in ragione della sua nazionalità e, infine, che si escludesse in ogni caso l’eventualità di applicare la pena capitale. Il ricorso che, adesso, potrà presentare il giornalista è la penultima spiaggia per lui: se, alla fine, sarà determinata l’estradizione, Assange potrebbe presentare un appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Oggi, 20 maggio, il lasciapassare per il ricorso è arrivato mentre decine di manifestanti erano riuniti fuori dalla Royal Courts of Justice di Londra per mostrare sostegno al detenuto. Gli Stati Uniti, ad ora, hanno incriminato Assange per 17 accuse di spionaggio e un’accusa di uso improprio del computer: reati che espongono il giornalista fino a un massimo di 175 anni di prigione. I pubblici ministeri americani ritengono che il 52enne abbia messo a rischio delle vite umane, incoraggiando e aiutando Chelsea Manning a rubare dispacci diplomatici e documenti militari.
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