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Rovigo, la difesa del presunto Fleximan: «Si è sempre speso nel sociale, attaccato perché di destra»

20 Maggio 2024 - 11:57 Ugo Milano
enrico mantoan fleximan rovigo
enrico mantoan fleximan rovigo
L'avvocata dell'operaio 42enne smentisce che l'uomo abbia confessato: «Il messaggio è che se non sei di sinistra non deve esserti riconosciuta neppure la presunzione di innocenza»

«Sono sereno, ringrazio tutti coloro che mi stanno dimostrando grande solidarietà». Rompe il silenzio Enrico Mantoan, l’operaio padovano di 42 anni e presunto «Fleximan», ossia l’uomo accusato di esser responsabile per 5 dei 16 autovelox abbattuti in provincia di Rovigo nell’ultimo anno. In un’intervista con il Corriere, la sua avvocata Giorgia Furlanetto spiega: «Enrico non é un criminale ma un ragazzo che si è sempre speso nel volontariato e nell’aiutare il prossimo, dalle collette alimentari a favore delle persone in difficoltà all’aiuto che ha portato alle zone terremotate in Abruzzo e alluvionate in Emilia». Dopo che il suo nome è finito nel registro degli indagati, sono iniziati a emergere alcuni dettagli sulla vita di Mantoan, a partire dal suo orientamento politico. Il presunto Fleximan, infatti, è vicino al partito neofascista Forza Nuova. «Segno evidente che se non sei di sinistra non deve esserti riconosciuto neppure la presunzione di innocenza», sostiene la sua legale. A differenza di quanto trapelato nei giorni scorsi, precisa Furlanetto, «Mantoan non è senza fissa dimora ma é un lavoratore che da un paio di anni risiede in un grazioso monolocale, comodo al luogo di lavoro». Inoltre, il 42enne non avrebbe mai confessato di essere Fleximan e starebbe collaborando con gli investigatori ai quali, durante la perquisizione nella sua abitazione, ha consegnato un cellulare e due tablet. «Sappiamo che molti vogliono contribuire e sostenerlo», aggiunge la sua legale. «Tanti si stanno già organizzando spontaneamente in raccolte fondi per sostenerne le spese». In ogni caso, conclude Furlanetto, Mantoan desidera un po’ più di privacy: «Il suo nome, la sua foto, addirittura il suo indirizzo di casa sono stati resi pubblici senza tener conto che si tratta di un ragazzo che ad oggi é un semplice indagato».

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