«OpenAI ha rubato la mia voce»: Scarlett Johansson contro il nuovo modello di ChatGPT

L’attrice ha affermato in una nota di aver ricevuto una proposta dal CEO dell’azienda, Sam Altman, ma di averla rifiutata

Her è stato un film di enorme successo sin dal momento della sua uscita, nel 2013. Si tratta di un melodramma fantascientifico in cui uno scrittore di lettere d’amore inizia una relazione con Samantha, il sistema operativo del suo computer dalla suadente voce femminile. Molto si è parlato, con lo sdoganamento dell’Intelligenza Artificiale, di quanto la pellicola avesse preannunciato le evoluzioni tecnologiche che sembrano destinate a dominare il nostro futuro. Ma l’aderenza tra realtà e finzione è sempre più inquietante. Scarlett Johansson, che ha prestato la voce a Samantha nell’opera di Spike Jonze, ha infatti riconosciuto il proprio timbro vocale nel nuovo modello di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI, Gpt-4o. Il problema è che l’attrice aveva rifiutato di lavorare con il CEO dell’azienda, Sam Altman. Per questo adesso minaccia azioni legali.


Il comunicato

«A settembre scorso ho ricevuto un’offerta da Sam Altman, che voleva assumermi come voce dell’IA Gpt-4o, ma ho declinato», ha spiegato Johansson in un comunicato. «Ero arrabbiata e incredula del fatto che il Altman ha comunque creato una voce che suona così inquietantemente simile alla mia. Tanto che i miei amici più stretti e le testate giornalistiche non riuscivano a distinguere la differenza – prosegue la nota -. Due giorni prima che venisse rilasciata la demo di Gpt-4o, Altman ha contattato il mio agente, chiedendomi di ripensarci. Prima che potessimo parlarne, il sistema era già disponibile».


La risposta

E ancora: «A causa delle loro azioni, sono stata costretta ad assumere un consulente legale. Che ha scritto due lettere ad Altman e a OpenAI, chiedendo loro di dettagliare l’esatto processo con cui avevano creato la voce ‘Sky’». Ovvero una delle cinque che ChatGPT mette a disposizione per leggere un testo generato dall’IA. E che Altman ha «accettato malvolentieri di ritirare», per il momento. L’amministratore delegato di OpenAI, tuttavia, ha continuato a respingere le accuse. Sostenendo che la voce in questione era basata su quella di un’altra attrice professionista.

Periodo burrascoso

La disputa con la star di Hollywood è solo l’ultimo grattacapo in ordine temporale per Sam Altman. Pochi giorni fa, la sua società ha annunciato lo scioglimento del team dedicato a mitigare i pericoli a lungo termine dell’intelligenza artificiale. I suoi membri sono stati integrati in altri progetti e ricerche. Contemporaneamente, Ilya Sutskever e Jan Leike, rispettivamente il co-fondatore dell’azienda e co-leader del team, hanno lasciato OpenAI. Yusuf Mehdi, vicepresidente di Microsoft (che ha una partnership con l’azienda di Altman) ha dichiarato che si è premurato di accertare che l’IA non fosse «un lui o una lei»: «Dovresti essere in grado di… capire che è un’intelligenza artificiale», ha affermato. Ciononostante, prima del suo ritiro, Sky aveva attirato l’attenzione non solo per questioni legate al diritto d’autore. In una demo, la voce sintetica era infatti riuscita a distinguersi dagli altri chatbot, risultando più umana: empatica, divertente, persino civettuola. Proprio come Samantha.

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