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Redditometro: il fisco torna a controllare le spese dei cittadini, anche gli acquisti di scarpe, gli abbonamenti Netflix e i tagli di capelli

21 Maggio 2024 - 14:10 Felice Florio
Il decreto, firmato dal viceministro dell'Economia Leo, dà uno strumento in più all'Agenzia delle entrate per effettuare gli accertamenti, a partire dai redditi del 2016

Non manca quasi nulla dalla tabella allegata al decreto che ripristina il cosiddetto Redditometro. Il fisco, partendo dai redditi del 2016, potrà confrontare le entrate dei cittadini con le loro capacità di spesa. Nel caso non siano coerenti, scatteranno gli accertamenti e, in caso di contenzioso, l’onere di dimostrare la regolarità del reddito dichiarato spetterà ai contribuenti. Appunto, le spese: sotto la lente dell’Agenzia delle entrate finisce di tutto, dagli acquisti di scarpe e vestiti al cibo, dal costo di arredi e pentole a quello per i detersivi o il bucato in lavanderia. Rientrano tutte le spese relative ai cellulari, ma anche quelle per gli abbonamenti streaming, i videogiochi, gli sport, il mantenimento degli animali domestici. Persino i tagli dei capelli dal parrucchiere, le cene a ristorante e gli hotel. Considerato che all’elenco vanno aggiunte le spese più classiche per gli accertamenti – casa, bollette, auto, viaggi, trasporti – al nuovo Redditometro non sfuggirà niente. La mente dietro il provvedimento del governo Meloni è il viceministro dell’Economia Maurizio Leo: c’è la sua firma sul decreto che ripristina lo strumento di «accertamento sintetico», pubblicato in Gazzetta Ufficiale ieri, 20 maggio.

Un Redditometro “embrionale” era già in uso nel 1993. Poi, nel 2010, il governo Berlusconi ne introdusse uno più simile a quello appena approvato: funzionava tramite l’attribuzione di coefficienti a beni come immobili e veicoli. Da lì si presumeva la fascia di reddito dell’individuo. Poi, nel 2018 l’uso del Redditometro fu sospeso, ritenendo che per il futuro lo strumento dovesse essere elaborato dopo una concertazione con l’Istat e le associazioni dei consumatori. Così, si è arrivati al decreto Leo: un ventaglio di elementi che supera il concetto di mero possesso di beni e investimenti delle versioni precedenti e amplia le spese da considerare. I contribuenti, inoltre, saranno suddivisi su base geografica, in cinque territori con necessità di reddito diversi, e in undici tipi di nuclei familiari. Ad esempio, un lavoratore che vive in una cittadina del Sud avrà soglie di reddito inferiori rispetto a un collega in un grande centro urbano del Nord. Quest’ultimo, a sua volta, dovrà sostenere delle spese superiori per beni, servizi e, eventualmente, per l’affitto.

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