Baris Boyun: chi è il presunto boss della mafia turca arrestato a Viterbo
Il presunto boss della mafia turca Boris Boyun è stato arrestato oggi, mercoledì 22 maggio, nel corso di un’operazione congiunta di forze dell’ordine italiane e Interpol. Boyun è stato prelevato dagli agenti dal suo appartamento nella frazione viterbese di Bagnaia e condotto presumibilmente a Milano. L’ordinanza di custodia cautelare coinvolge 17 persone di origine turca e un italiano, ma che vivono in Italia, Svizzera, Germania e Turchia. Per la procura del capoluogo lombardo, si tratta delle rete criminale guidata dal presunto boss della mafia turca, uno degli uomini più ricercati di Ankara.
Le accuse
Le accuse, a vario titolo, sono associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, banda armata diretta a costituire un’associazione con finalità terroristiche e a commettere attentati terroristici. E ancora: detenzione e porto illegale di armi “micidiali” e di esplosivi, traffico internazionale di stupefacenti, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il provvedimento del gip milanese Roberto Crepaldi è stato eseguito all’alba, assieme a un paio di fermi, da centinaia di poliziotti coordinati dall’antiterrorismo milanese, in particolare dal pm Bruna Albertini e dal procuratore Marcello Viola. Le indagini della task force sono iniziate nell’ottobre del 2023. Ovvero dopo l’arresto di tre componenti dell’organizzazione mentre cercavano, muniti di due pistole, di cui una clandestina, munizioni e materiale di propaganda, di raggiungere la Svizzera.
L’inchiesta
In quell’occasione, stando agli accertamenti delle forze dell’ordine avvenuti dopo l’arresto, i tre stavano facendo da scorta al loro capo, Boris Boyun, e alla compagna. Viaggiavano su una macchina separata. Gli investigatori della Squadra Mobile di Como, della sezione investigativa di Milano e dello Sco di Roma, guidati dalla Procura, hanno documentato come Boyun continuava a dirigere e coordinare dall’Italia la sua rete che agiva in Europa mentre si trovava in un’abitazione di Crotone dove era ai domiciliari con braccialetto elettronico per detenzione e porto di arma comune da sparo. Si va dall’organizzazione dell’ingresso dei migranti, dietro tariffe, attraverso la rotta Balcanica, all’ordine di un omicidio di un suo concittadino avvenuto il 10 marzo scorso.
Il terrorismo
Fino all’obbligo per i suoi sodali di commettere reati anche terroristici in Europa, in particolare a Berlino. In Turchia, invece, avrebbero pianificato l’attentato, poi sventato grazie allo scambio di informazioni tra le polizie italiana e turca, a una fabbrica di alluminio del 19-20 marzo scorso, così mostrando di disporre di armi con una elevata potenza di fuoco e di molto denaro proveniente per lo più dal traffico di sostanza stupefacente, ma anche dal contrabbando delle sigarette e di farmaci.
Chi è Boris Boyun
Boris Boyun, presunto boss della mafia turca e l’uomo più ricercato da Ankara, era stato arrestato nel 2022 a Rimini a seguito di un mandato di cattura internazionale emesso dal governo della Turchia. Le accuse, in quell’occasione, erano di omicidio, minacce, lesioni, associazione a delinquere e violazione sulla legge sul possesso di armi. Al momento del suo arresto Boyun aveva fortemente rigettato le accuse. E aveva sostenuto di essere un perseguitato politico di origini curde. Oltre che di aver già chiesto la protezione internazionale all’Italia. Successivamente, il presunto boss era stato al centro di querelle tra lo Stato italiano e quello turco che, ne aveva chiesto l’estradizione.
L’estradizione
Richiesta che era stata rigettata prima dal tribunale di Bologna e in seguito dalla Corte di Cassazione per l’assenza di garanzie di rispetto in Turchia dei diritti fondamentali della persona e per il rischio di trattamenti degradanti nelle carceri. Ma quando le forze dell’ordine a Milano lo scorgono armeggiare con una pistola, lo arrestano. Finisce nel carcere di San Vittore, poi agli arresti domiciliari. Qui, ogni stanza di casa viene microfonata e Boyun, – scrive il Corriere della Sera – si sente talmente al sicuro da parlare in totale libertà e chiarezza. Proprio mentre commissiona reati dalla mattina alla sera.
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