Campi Flegrei, i vulcani e i terremoti: «Sotto c’è qualcosa che preme. 600 mila persone non ci possono stare»
Questa notte nessuna scossa di terremoto è stata registrata nell’area dei Campi Flegrei a Napoli dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Dopo le 150 del 20 maggio e le 15 nella mattinata di ieri 46 famiglie sono state sgomberate da Pozzuoli. La scossa più forte degli ultimi 40 anni, di magnitudo 4.4, è stata seguita ieri da altre quattro nel pomeriggio. Intanto oggi la premier Giorgia Meloni presiederà un vertice a Palazzo Chigi con i ministri interessati. Secondo il responsabile della Protezione Civile Nello Musumeci ci saranno «ulteriori interventi da parte del governo, dopo quelli già promossi e in corso di attuazione. Sono in costante contatto con il presidente del Consiglio che segue la situazione». Ma cosa sta succedendo nella zona? C’è davvero il rischio di un’eruzione?
I vulcani e i terremoti
I terremoti avvengono durante una crisi bradisismica. Il Corriere della Sera spiega spiega che se la crosta terrestre si deforma finisce per generare le scosse. Quella dei Campi Flegrei è in primo luogo una crisi bradisimica, ovvero ha una serie di eventi associati tra cui fra i quali la risalita di gas dalla profondità della terra. Il magma, muovendosi, libera il gas. L’eruzione è in teoria probabile, visto che il Vesuvio ha eruttato settanta volte negli ultimi 15 mila anni. Ma non si tratta di un pericolo imminente perché non ci sono segnali, per ora, che questo possa accadere. Nel biennio 1982-1984 il terreno si alzò per nove centimetri al mese e un totale di 1,80 metri. E anche la sismicità all’epoca fu superiore. Poi il fenomeno si fermò. E la stessa cosa potrebbe accadere oggi. Mauro De Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano, dice che l’innalzamento del terreno «è uno degli aspetti che stiamo monitorando con maggiore attenzione. No, al momento non abbiamo rilevato punti critici».
Il Supervulcano
Eppure le analisi dei gas stanno «evidenziando un aumento delle temperature e della pressurizzazione del sistema idrotermale superiore. I valori del gas emesso sono pari a 4.500 tonnellate di CO2 al giorno in alcune località. È un valore importante». Il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi in un’intervista al Quotidiano Nazionale conferma che «le scosse sono dovute alla sollecitazione della crosta terrestre, alla spinta dal basso di qualcosa che preme. Che questa cosa che prema siano fluidi idrotermali in testa alla colonna magmatica, cioè caldi, liquidi e gassosi, oppure che sia magma che spinge, non lo sappiamo. E la differenza fra le due ipotesi è importante». Eppure, continua, l’allarme potrebbe rientrare. Mentre se è il magma a spingere «vuol dire che siamo prossimi a un’eruzione. Ma per quel che ne so è al momento a 5 mila metri e quindi possiamo stare tranquilli».
Una crisi di bradisismo
Tozzi spiega che siamo davanti a una crisi di bradisismo in atto da anni con un sollevamento parecchio pronunciato. E i terremoti sono intimamente connessi a questi fatti. Una situazione paragonabile a quella degli anni Ottanta, come tipo di sequenza». Eppure, il problema secondo Tozzi è più per lo stato dei Campi Flegrei: «È come se migliaia di persone fossero seduti su un supervulcano e invece di tenerlo sotto controllo e attenzionato, che fanno? Ci costruiscono sopra un ospedale, un ippodromo, una base militare, una città da 80mila abitanti. Qualsiasi cosa succede lì è un problema». Una zona che avrebbe dovuto diventare un grande parco naturale è invece «abitata da 600 mila persone. E ancora c’è gente che continua a venire qui perché è un posto splendido. Quindi non mi venite a raccontare la storia dello Stato malvagio. La verità è che lì non ci dovevano venire ad abitare, la gente non ci doveva stare».
Le vie di fuga
Secondo Tozzi le vie di evacuazione sono presenti «perché se ci fosse una tremenda eruzione lì non potresti più tornare. Semmai potremmo obiettare sulle esercitazioni che sono state poche perché la gente non le vuole fare». Eppure gli amministratori locali «hanno consentito l’inconsentibile. A un certo punto bisognava dire stop alle costruzioni e all’arrivo di altre famiglie, ricordandoci che sono posti pericolosi, e che nel 1538 è nato da sotto la zappa il Monte Nuovo. E invece continuiamo a far finta di nulla».
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