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«Digitine», ovvero bloccare in massa gli influencer che non parlano di Gaza: cos’è e com’è nata la «ghigliottina digitale»

Tutto è nato dalle clip provenienti dal Met Gala, in particolare dal video di una creator che riproponeva la celebre frase di Maria Antonietta

C’è un’influencer il cui volto, negli scorsi giorni, ha invaso le homepage dei principali social network. Vestita di fiori dalla testa ai piedi, la si vede mentre ripropone la celeberrima frase attribuita alla regina Maria Antonietta: «Che mangino brioches!». La reazione ha risvegliato le inclinazioni rivoluzionarie sopite in molti utenti, e questi moderni giacobini hanno deciso di tagliarle la testa. Metaforicamente, si intende. «Digitine» è il neologismo che nasce dalla fusione delle parole «digital» e «ghigliottine»: una pratica che il mondo del web invoca con frequenza crescente nei confronti di alcuni influencer accusati di tacere su importanti questioni sociali, prima tra tutte la questione palestinese. E che consiste nell’amputare di netto la ragione della loro fama: i followers. Diventati intolleranti nei confronti dello stile di vita inaccessibile e lussuoso delle star, e soprattutto della loro insensibilità, i fruitori dei social hanno stilato e condiviso vere e proprie liste di nomi da annientare.

Il Met Gala

In principio fu il Met Gala. Ovvero l’evento annuale di raccolta fondi a beneficio del Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York, che da decenni rappresenta l’occasione mondana per eccellenza. L’ultima edizione, però, ha avuto luogo in un anno particolare. Le immagini quotidiane di sofferenza e distruzione che arrivano dal fronte, soprattutto da Gaza, dall’Ucraina e dal Congo, e che da svariati mesi sono il piatto forte della nostra dieta online, sono state bruscamente rimpiazzate da quelle piene di glamour e sfarzo scattate sul red carpet della Grande Mela. Un solo biglietto d’ingresso costa 75mila dollari. Il tema di quest’anno, The Garden Of Time, è stato tradotto in un tripudio di fiori, strascichi e corsetti. Portando a inevitabili e drastici paragoni.

@sacredrosestudio real life hunger games #themetgala #hungergames #thehungergames #themet #zendaya #demimoore #arianagrande #lanadelrey #met ♬ WHAT. – ⭐️

La gaffe di Hailey Baylee

Sono immediatamente diventate virali le clip che paragonavano gli ospiti dell’evento ai cittadini di Capitol City, luogo immaginario della trilogia di Hunger Games in cui una ristretta cerchia di ricchi e potenti prosperava mentre i poveri erano costretti a lottare per la sopravvivenza. E con un pessimo tempismo, la modella Haley Baylee (il cui vero nome è Haley Kalil) ha pensato bene di pubblicare il video citando la storica sovrana di Francia. Scatenando la bufera: a nulla è servito il lunghissimo video di scuse che ha pubblicato il giorno successivo, ostentando un’aria contrita. Nonostante solo qualche giorno prima aveva festeggiato il superamento dei dieci milioni di followers, è iniziata una vera e propria emorragia di seguaci. Che non sembra in procinto di cessare.

@historywithkayleigh #aanhechting met @haleyybaylee how about we let the rich starve? how about we eat them? we are not gonna eat cake, I am Dutch, my ancestors ate their prime minister. you heard about the time the Dutch ate their Prime Minister? #letthemeatcake #eattherich #starvetherich #stitch #haileybailey #marieantoinette #Dutch #disasteryear ♬ Let Them Eat Cake – vibeyvidz

La ghigliottina

Ma la sua non è l’unica testa che reclamano gli abitanti dei social. La lista dei nomi da bloccare è lunga, e in essa figurano nomi celebri: Zendaya, Kim Kardashian, Selena Gomez, Justin Bieber, Taylor Swift. Solo per citarne alcuni. «È tempo che le persone dirigano quella che voglio chiamare una ghigliottina digitale – una “digitina”, se preferite. È tempo di bloccare tutte le celebrità, gli influencer e i ricchi esponenti dell’alta società che non utilizzano le proprie risorse per aiutare chi ha un disperato bisogno. Abbiamo dato loro le loro piattaforme. È ora di riprendercele, di togliergli le nostre opinioni, i nostri Mi piace, i nostri commenti, i nostri soldi». A lanciare l’arringa è stata, su TikTok, la creator @ladyfromtheoutside. E pare che l’appello sia stato raccolto volentieri.

@ladyfromtheoutside #greenscreen #greenscreenvideo #digitine #digitalguillotine #haleyybaylee ♬ original sound – Meagan

Gli effetti

Secondo i dati della società di analisi Social Blade, dall’inizio della «digitine» molti nomi presenti nelle liste bloccate hanno perso decine o centinaia di migliaia di follower al giorno. La protesta non è fine a sé stessa: prima di decidere se affidarsi a un personaggio pubblico, com’è noto, i brand analizzano la sua immagine, il numero di followers e il livello di interazioni. A differenza degli haters, che possono paradossalmente portare beneficio all’oggetto del loro livore aumentando le visualizzazioni dei suoi contenuti, chi decide di bloccare qualcuno lo ammutolisce. E dunque lo allontana dagli affari. Il dibattito online è aperto. L’efficacia concreta di queste azioni è già stata criticata da chi ritiene che si tratti di un effimero moto di stizza destinato a rientrare. C’è invece chi, al contrario, interpreta tutto questo come il sintomo di un’insofferenza crescente nei confronti degli influencer: la fine di un modo di abitare e subire i social.

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