Bruno Vespa: «Non sono il consulente occulto di Meloni e nemmeno il figlio di Mussolini»
Il giornalista e conduttore Bruno Vespa compie 80 anni lunedì 27 maggio. Ma non ha intenzione di andare in pensione: «Il ritiro lo deciderà il mio editore di riferimento: il Padreterno». Vespa dice che se fosse stato di sinistra la sua carriera sarebbe stata più agevole: «Per esempio, non avrebbero ridimensionato o cercato di chiudere Porta a porta». Dice di sé di essere un moderato: «E se mi chiede che cosa s’intende per moderato le rispondo che sono decenni che mio figlio Alessandro ogni volta mi chiede per chi ho votato. Non l’ha mai scoperto», dice oggi in un’intervista al Corriere della Sera.
Il consulente occulto di Meloni
Poi risponde all’accusa di essere il consulente occulto di Giorgia Meloni: «È ridicolo anche solo pensarlo. Nella Prima repubblica, al contrario di tantissimi altri colleghi, non ho mai partecipato a riunioni politiche e mai incontrato in privato un solo esponente politico. Tranne una volta, Giulio Andreotti. Volevano impormi al Tg1 la nomina di una caporedattrice di scarso valore dicendo che la voleva il presidente del Consiglio. Andai a Palazzo Chigi per chiedergli se era vero, Andreotti non ne sapeva nulla». I suoi genitori erano un rappresentante di medicinali e una maestra elementare: «Si sposarono il 24 luglio 1943. Con gran tempismo, direi. Il viaggio di nozze durò un giorno, il tempo di andare e tornare da Rivisondoli. L’albergo era stato bombardato».
Bruno Vespa figlio di Mussolini?
La detenzione di Mussolini a Campo Imperatore alimenta ancora oggi la storia secondo cui il conduttore è figlio del Duce. Ma Vespa replica così: «Non tornano i conti. Mia madre andò a insegnare ad Assergi, ultimo paese prima della funivia per Campo Imperatore, dove avevano mandato Mussolini, solo nel 1949. Quando “papà” (sorride, ndr ) era già morto da qualche anno». Anche se non sembra infastidito dalla diceria. «Non lo sono. Anzi, mi fa sorridere. A mio fratello Stefano, invece, questa cosa lo faceva imbestialire». Come nasce questa storia? «Boh, forse perché somiglio un po’ a Mussolini».
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