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Il sì a uno Stato di Palestina galvanizza la sinistra Ue. Il candidato leader di The Left: «Dal fiume al mare? Al momento lo sta facendo Israele» – I video

23 Maggio 2024 - 15:57 Simone Disegni
Le parole del candidato alla guida della Commissione Walter Baier a Open. E anche il capolista dei socialdemocratici Schmit apre al riconoscimento unilaterale: «Decisione coraggiosa»

Da Bruxelles – La mossa coordinata di Spagna, Irlanda e Norvegia di riconoscere unilateralmente uno Stato palestinese elettrizza il dibattito politico europeo a due settimane dal voto Ue. Galvanizzata dall’annuncio pare in particolare una fetta della sinistra europea, che dopo mesi di manifestazioni continue e pressanti nelle piazze e università del continente in favore della Palestina vede l’opportunità di raccogliere il malcontento e segnare qualche punto nel quadro di sondaggi infelici in quasi tutti i Paesi. Ma il fronte del centrosinistra in Europa è spaccato sui tempi e modi con cui condurre quel processo, tenuto conto che Israele considera i riconoscimenti unilaterali al momento come «un regalo a Hamas» e anche l’amministrazione Usa guidata da Joe Biden è contraria a questa strategia.

La prudenza di Scholz, la fuga in avanti di Schmit

Ieri Elly Schlein è stata tra le prime leader progressiste di altri Paesi ad allinearsi all’iniziativa a guida spagnola. «Bene così, ora tocca all’Italia». Ma se gli altri partiti del centrosinistra dei Paesi del Sud Europa sembrano condividere l’entusiasmo, decisamente più tiepida è l’Spd tedesca. Il governo di Berlino, guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz, ha sottolineato che «ogni Paese prende la sua posizione» e che uno Stato indipendente di Palestina resta l’obiettivo della politica estera tedesca, ma nel contesto di una soluzione a due Stati «che dia a palestinesi e israeliani una vita in pace, gli uni accanto agli altri». Ecco perché, rispondendo a Open, il segretario generale del Pse, l’italiano Giacomo Filibeck, si è rifiutato di sostenere esplicitamente l’iniziativa di Pedro Sanchez e degli altri: «Noi siamo per la soluzione due popoli due Stati, dunque certo vogliamo vedere infine nascere uno Stato palestinese», è il minimo comune denominatore su cui si attestano i progressisti Ue. A pochi minuti dall’inizio del dibattito tv tra gli Spitzenkandidat dei principali partiti europei, abbiamo posto però la domanda direttamente anche ai due rappresentanti delle sinistre. E il candidato alla guida della Commissione europea dei Socialisti, il lussemburghese Nicolas Schmit, ha lasciato intendere di vedere di ottimo occhio l’iniziativa di Spagna, Irlanda e Norvegia. «È una decisione molto coraggiosa», ha risposto con un sorriso largo alla domanda di Open all’arrivo al Parlamento europeo di Bruxelles.

La sinistra radicale sfida Israele

Quanto alla sinistra radicale, il posizionamento non solo al fianco dei palestinesi ma anche contro Israele è decisamente più esplicito. Subito dopo l’annuncio dell’iniziativa da parte del governo, la vicepremier Yolanda Dìaz, leader della sinistra radicale di Sumar, ha diffuso un lungo video sui social in cui rivendica il provvedimento (che dovrebb’essere formalizzato il 28 maggio) facendo proprio quello slogan che risuona da mesi nelle piazze e nei campus di mezza Europa: «La Palestina sarà libera dal fiume al mare». Slogan criticatissimo non solo dal governo israeliano, ma anche da chi si batte per la pace e la coesistenza dei due popoli, perché allude di fatto alla cancellazione di Israele dalla cartina geografica, per far posto alla sola Palestina. Abbiamo perciò chiesto al candidato alla guida della Commissione Ue di quella famiglia politica, l’austriaco Walter Baier, se condivida non solo la decisione dei tre governi, ma anche quello slogan. «Considero la decisione dei governi di Spagna, Irlanda e Norvegia di riconoscere la Palestina come Stato un passo in avanti. È una buona cosa, ma non cambia la situazione sul terreno», ha risposto a Open sul primo nodo. Quanto allo slogan From the River to the Sea, ha aggiunto rivoltando il discorso, «direi che al momento è il governo israeliano e l’esercito israeliano che sta operando dal fiume al mare». Per poi concludere che la Sinistra europea vuole, comunque, «vedere due Stati in coesistenza pacifica, il che significa condividere la terra che è la Palestina».

Chi riconosce (e chi no) la Palestina

Attualmente, sono undici i Paesi dell’Unione europea che riconoscono lo Stato Palestinese. Prima di Spagna, Irlanda e Norvegia erano stati Malta, Cipro, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Bulgaria a farlo. Nel 1999, nella relazione finale di un Consiglio europeo a Berlino, l’Unione europea si dichiarò pronta a «riconoscere lo Stato Palestinese a tempo debito». A livello mondiale, invece, sono 142 i Paesi Onu che riconoscono la Palestina, ossia circa il 70% dei membri totali delle Nazioni Unite. Tra i grandi assenti ci sono Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda, Francia e Italia.

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