Dietro l’attentato a Salt Bae l’ordine del boss Baris Boyun, l’intercettazione sugli spari nel ristorante di «Nusret il kebabbaro»
Dietro l’attentato in uno dei ristoranti in Turchia della catena di Nusret Gokce, meglio noto come Salt Bae, ci sarebbe Baris Boyun, l’uomo considerato un boss della mafia curda arrestato all’alba di ieri a Viterbo in una maxi inchiesta su traffico di droga, armi ed esseri umani coordinata dalla procura di Milano. Era il 21 marzo scorso quando alle 5 del mattino due uomini a bordo di una moto hanno sparato nel locale dello chef turco che vanta locali a New York e Dubai. Era stata annunciata anche un’apertura a Milano, dove avrebbe portato la sua carne a cifre stellari e le sue mosse scenografiche col sale. Ma di quel locale se ne sono perse le tracce.
L’ordine dietro l’attentato
Intercettato dagli inquirenti italiani, Boyun parla di quell’attentato che avrebbe di fatto autorizzato. Come riporta Repubblica, il boss turco dice al suo interlocutore: «Hai visto che è successo a Nusret?… Nusret il kebabbaro, il socio di Sarallar». L’amico dice di non sapere di chi si stesse parlando. Boyun insiste: «Hanno fatto una sparatoria, i ragazzi di Besiktas, già stavano cercando una scusa, gli ho detto “fatelo”». Il gip Roberto Crepaldi scrive nell’ordinanza di arresto: «L’acredine di Boyun nei confronti del proprietario della catena di ristorazione è spiegato dallo stesso indagato nel corso di una conversazione in cui lo identifica come “il kebabbaro, il socio di Sarallar”, la nota organizzazione criminale rivale di Boyun facente capo a Burhanettin Saral, soggetto destinatario dell’attentato alla fabbrica».
I ragazzi di Besiktas
Quei «ragazzi di Besiktas» erano, secondo gli inquirenti italiani, agli ordini diretti di Boyun. Al punto che hanno dovuto chiedere a lui «il permesso di perpetrare l’attacco nei confronti del ristorante» di Salt Bae. In un’altra intercettazione, due soci di Boyun parlando dell’attentato a bordo di un’auto. Uno dei due dice all’altro: «Hanno sparato a Nusret nel suo negozio». L’altro risponde che Salt Bae sarebbe sotto la protezione di tale Ferid Sahin. Per quell’attentato, la polizia turca aveva arrestato cinque persone. Tutti appartenenti al clan del latitante Volkan Recber. Soggetto che secondo le autorità turche guiderebbe un’organizzazione «contigua al sodalizio criminale investigato in quanto eseguirebbe per Boyun specifiche attività criminali». A confermare quel legame, scrive il gip milanese, è poi un’altra conversazione successiva ai cinque arresti. Boyun «nega qualsiasi rapporto con “Volkan”», facendo scrivere un testo in cui prendeva le distanze con l’attentato al ristorante di Salt Bae.
Leggi anche:
- Anche Salt Bae vittima del caro prezzi: costretto a spegnere i riscaldamenti nel ristorante che vende bistecche da 600 sterline
- Lo chef Salt Bae ci ricasca: pubblica uno scontrino da 100mila euro in 4. E i suoi seguaci s’indignano: «Con quella somma si sfamava Gaza per giorni»
- Salt Bae, le molestie del cliente ubriaco all’ex cameriera davanti ai suoi occhi. La causa per razzismo dell’unico ex manager non turco
- La storia di Salt Bae, dall’inizio come lavapiatti alla carne ricoperta d’oro: «L’extra per il taglio al tavolo? Voglio far star bene i miei clienti»
- Salt Bae massacrato dagli ex dipendenti, le accuse sugli stipendi non pagati e gli insulti: «Un tiranno con l’ossessione per ricchezza ed eccesso»