Intelligenza artificiale, il testo arriva in Senato: dall’uso in ambito sanitario alle nuove sanzioni penali
Un bilanciamento tra opportunità e rischi e ribadire la centralità dell’autodeterminazione umana nell’uso e nello sviluppo della nuova tecnologia. Sono le finalità del disegno di legge approvato il 23 aprile scorso dal Consiglio dei ministri su impulso della premier Giorgia Meloni e del ministro della Giustizia Carlo Nordio in materia di intelligenza artificiale. Un provvedimento, si legge nel testo che è ora arrivato in Senato per iniziare l’iter parlamentare, che non si sovrappone all’AI Act approvato dal Parlamento europeo il 13 marzo, e che nelle intenzioni del governo dovrà accompagnare «il quadro regolatorio […] nel diritto interno». L’esecutivo fissa tra i principi fondamentali il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, ma anche la trasparenza, la proporzionalità, la riservatezza e il principio di non discriminazione, nel rispetto anche della parità di genere. Lo sviluppo dell’intelligenza in tutti gli ambiti economici e sociali dovrà quindi tener conto di questi criteri per la sua realizzazione. E proprio perché è già diventata una tecnologia fondamentale, vengono introdotte nuove fattispecie di reato e aggravanti, che vanno a modificare le sanzioni penali.
Sanità e lavoro
A partire dai principi che ispirano il testo, l’AI non potrà essere utilizzata per selezionare con criteri discriminatori l’accesso alle cure e alle prestazioni del servizio sanitario. Saranno uno strumento in più per il personale sanitario, al quale comunque deve rimanere la scelta finale in base alla propria conoscenza ed esperienza. E d’altra parte il cittadino dovrà essere informato sull’impiego dell’intelligenza artificiale, così come dei suoi vantaggi in termini diagnostici e terapeutici. Nuovi modelli e sistemi dovranno anche avere l’obiettivo di migliorare la vita alle persone con condizione di disabilità, agevolando l’accessibilità e l’autonomia. Anche in ambito lavorativo e nella Pubblica amministrazione, l’AI andrà implementata per migliorare la vita ai cittadini. Nel testo si sottolinea più volte il principio antropocentrico che deve guidare l’utilizzo di questa tecnologia: l’uomo al centro, l’AI come strumento di aiuto ma sempre e solo per “servire” l’uomo. In ambito lavorativo, dovrà essere impiegata per migliorare le condizioni e tutelare l’integrità psicofisica, accrescendo la qualità delle prestazioni e della produttività. Stesso discorso per il suo utilizzo nella Pubblica amministrazione, che potrà migliorare l’efficienza di tutti gli enti pubblici.
Sanzioni penali
La diffusione dell’intelligenza artificiale impone di adeguare anche i codici e il sistema sanzionatorio. Così nel disegno di legge così presentato vengono presi alcuni accorgimenti in merito. L’art 612-quater, sull’Illecita diffusione di contenuti generati o alterati con sistemi di intelligenza artificiale, prevede una reclusione da 1 a 5 anni per chiunque cagioni «un danno ingiusto ad una persona, cedendo, pubblicando o altrimenti diffondendo, senza il suo consenso, immagini, video o voci falsificati o alterati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e idonei a indurre in inganno sulla loro genuinità». Oltre alla nuova fattispecie di reato, l’utilizzo dell’AI in maniera illecita viene introdotto come aggravante in altre disposizioni del codice penale. Il governo si lascia anche una delega a intervenire ulteriormente per introdurre «una o più autonome fattispecie di reato» e a prevedere strumenti per «inibire la diffusione e a rimuovere contenuti generati illecitamente». Sono poi escluse dall’ambito di applicazione del provvedimento le attività svolte per scopi di sicurezza nazionale, per la cybersicurezza nazionale nonché quelle svolte per scopi di difesa dalle forze armate e dalle forze di polizia.
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