Salta la preghiera dell’imam al Politecnico di Torino, dietrofront dopo la diffida del questore

Lo scorso venerdì l’imam Brahim Baya aveva tenuto un sermone all’Università di Torino occupata. Un discorso che aveva scatenato dure polemiche per i riferimenti alla jihad e gli attacchi a Israele

È stata annullata la preghiera annunciata per oggi 24 maggio dall’imam Brahim Baya al Politecnico di Torino, che già venerdì scorso aveva scatenato dure polemiche per il sermone contro Israele tenuto all’Università occupata torinese. Contro l’iniziativa degli studenti era intervenuto il rettore Stefano Paolo Corgnati, che aveva chiesto a prefettura e questura di intervenire. «In pieno coordinamento con la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini e venuto a conoscenza dell’annuncio di svolgimento della preghiera islamica del venerdì presso la sede centrale del Politecnico, ho immediatamente provveduto a inviare richiesta al Prefetto e al Questore di Torino di diffida dallo svolgere funzioni e attività presso le sedi dell’Ateneo nei confronti delle autorità religiose eventualmente coinvolte». E ci tengono a ribadire: «Il rettore e la ministra sottolineano con forza i principi di indipendenza e laicità delle istituzioni universitarie».


Baya: «Diffidato dal questore. Islamofobia in Italia è un problema»

L’appuntamento con la preghiera al Politecnico è saltato dopo che il questore ha diffidato l’imam. Lo conferma lo stesso Baya: «Stamani sono stato convocato dal capo gabinetto della questura che mi ha consegnato una diffida del questore a svolgere questa manifestazione, individuandomi come organizzatore. Ci ho tenuto a ripetere, ed è per questo che non ho firmato la diffida, io sonosolo stato chiamato a officiare una orazione, come può essere chiamato chiunque. Il problema è l’islamofobia di questo Paese».


L’imam: «Il mio non era un discorso violento»

L’incontro di venerdì scorso all’Università di Torino, attualmente occupata dai collettivi in solidarietà alla Palestina, aveva suscitato numerose polemiche con la ministra dell’Università in allarme. Durante l’ultimo incontro di preghiera, Baya ha denunciato che «il popolo palestinese ha resistito di fronte a questa furia omicida, questa furia genocida, uscita dalle peggiori barbarie della storia che non tiene in considerazione nessuna umanità, nessun diritto umano». Il suo intervento è stato particolarmente criticato perché accusato di incitamento alla violenza. Ma in un’intervista al Corriere della Sera, ci ha tenuto a chiarire le sue posizioni. «Quando ho parlato di “cambiare un’ingiustizia con le mani”, mi riferivo all’azione positiva per correggere le ingiustizie e sostenere gli oppressi, non alla violenza fisica, che è da ripudiare», dichiara l’imam. «Ribadisco il mio impegno a lavorare per un mondo in cui non sia tollerato che uno Stato, quello israeliano, riconosca l’autodeterminazione solo ad una parte della sua popolazione, quella ebraica, e non riconosca questo diritto basilare alle altre popolazioni che abitano su quella terra da millenni», aggiunge. Quanto, invece, al concetto che ha citato di jihad, ci tiene a sottolineare che «è un termine spesso frainteso e utilizzato in modo errato da alcuni musulmani o pseudo musulmani. A riguardo, invito ad ascoltare una magistrale lezione del professore Alessandro Barbero sul tema».

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