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«Dante offende l’Islam», studenti musulmani esonerati da studiare la Divina Commedia: il caso a Treviso

24 Maggio 2024 - 09:38 Ugo Milano
psicologo scuola legge di bilancio
psicologo scuola legge di bilancio
In sostituzione, gli alunni studieranno Boccaccio

«Dante offende l’Islam». Con questa motivazione, i genitori di due studenti di una scuola media della provincia di Treviso hanno chiesto e ottenuto che ai propri figli non venga insegnata la celeberrima Divina Commedia di Dante Alighieri, da sempre studiata e approfondita nei programmi scolastici italiani. Le famiglie coinvolte ritengono che l’opera sia incompatibile con la loro religione: l’islam. Tutto è nato quando l’insegnante di italiano ha chiesto agli studenti che non seguono le lezioni di religione cattolica di riportare sul diario una nota con la richiesta di un parere dei genitori sull’insegnamento dell’opera dantesca. Al che, due famiglie hanno espresso la propria contrarietà, accolta sia dalla docente che dalla preside. Due studenti sono stati quindi esonerati dal seguire le lezioni sulla Divina Commedia, concentrandosi invece su un altro autore, Boccaccio.

I precedenti

La richiesta preventiva dell’insegnante, seppur all’apparenza insolita, è stata motivata dal fatto che già in passato si era ritrovata ad avere problemi con alcune famiglie di religione non cattolica. Inoltre, non è la prima volta che accadono un episodi simili. Come ricorda Today, si sono verificati anche in passato, sia in Italia che all’estero. In paesi come Olanda e Belgio, l’opera è stata ritradotta per evitare di urtare la sensibilità dei fedeli musulmani. E in alcuni paesi islamici i versi su Maometto sono stati cancellati. Già una decina di anni fa, la Gherush92, un’organizzazione di ricercatori e professionisti con status di consulente speciale presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, aveva richiesto l’eliminazione della Divina Commedia dai programmi scolastici.

Perché Dante è considerato problematico

Sul caso trevigiano è intervenuto il professore Alberto Pezzè che durante un servizio del Tg di Antenna Tre Nordest ha spiegato perché la Divina Commedia è al centro di questa controversia: «Può sicuramente urtare la sensibilità dei musulmani il fatto che nell’inferno, in particolare nel 28esimo canto, Dante incontri Maometto perché lo considera un seminatore di discordie. Dante dimostra di credere ad una leggenda, nata probabilmente in ambiente crociato che non ha nessun fondamento di verità ma per la quale Maometto sarebbe stato addirittura un prete cristiano che non è riuscito a far carriera e, arrabbiato per questo, quindi avrebbe fondato questa nuova religione. È sempre il solito problema – ha concluso l’insegnante -, di accettare il punto di vista degli altri, da tutte e due le parti».

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