Giorgia Meloni in tv, dalle Europee al premierato: «Ben venga il referendum, se non passa non mi dimetto». Su Toti: «Deciderà lui»
Si apre con una premessa della conduttrice Monica Maggioni la puntata di In Mezz’Ora in cui è ospite la premier Giorgia Meloni. «Vorrei premettere ancora una volta quali sono le regole di questo periodo pre elezioni europee: i tempi delle nostre interviste non dipendono da noi o dalla Rai ma si attengono con precisione, al secondo, alla tabella costruita dall’Agcom», dice la giornalista prima di far entrare la presidente del Consiglio. Con la quale si discute delle elezioni Europee, ormai imminenti, degli obiettivi del governo e anche di alcuni temi spinosi per la maggioranza. Come l’inchiesta in cui è coinvolto Giovanni Toti, governatore della Liguria. Finito ai domiciliari con accuse che vanno dalla corruzione al voto di scambio, la domanda in questi giorni è se il presidente di Regione debba dimettersi. «Solo Toti è nelle condizioni di dare una risposta compiuta perché solo lui conosce la verità ed è una persona che ha a cuore i suoi cittadini, lui è nella posizione di valutare cosa sia meglio per loro», dice Meloni di fatto non prendendo una decisione in merito, «finché non ho tutti gli elementi non posso dare una risposta seria a questa domanda». Alla presidente del Consiglio viene quindi chiesto cosa farà nel caso in cui un possibile referendum dovesse bocciare la riforma del premierato. Nel 2016 Matteo Renzi mise sul piatto le dimissioni in caso non fosse passato la legge costituzionale che portava il suo nome e quello di Maria Elena Boschi, allora ministro per le Riforme costituzionali. E l’esito negativo del voto popolare portò alla fine del suo governo. «Non mi fa paura l’idea del referendum e non lo considererò mai un referendum su di me ma sul futuro del Paese», spiega invece Meloni, «mi chiedono: “Se non passa il referendum è un problema?”. Ma chissene importa. Sono pronta a dimettermi qualora venisse bocciato il referendum? No. Io arrivo alla fine dei cinque anni e chiederò agli italiani di essere giudicata. Se la riforma non passa gli italiani non l’avranno condivisa. Tutto il resto sono speranze della sinistra».
Alleanze al Parlamento europeo
L’8 e 9 giugno si vota per il rinnovo del Parlamento europeo. Giorgia Meloni è candidata per trainare la sua lista, e ci si chiede quale sarà il futuro degli esponenti del suo partito che verranno eletti a Strasburgo. Di recente, Ursula von der Leyen ha espressamente rivendicato la sua intesa con Meloni: «Terremo ai margini i partiti di estrema destra che vogliono smantellare l’Ue e strizzano l’occhio alla Russia di Putin. Con Giorgia Meloni ho lavorato bene, è chiaramente una leader pro-europea». Il tema è quello delle alleanze, per provare a capire quali sarà la nuova maggioranza in Europa. Ma Meloni rimane tiepida, i suoi non sosterranno mai una maggioranza che sia composta anche dal Partito socialista europeo. «Non sono abituata a dare le patenti di presentabilità», dice a proposito dei partiti più euroscettici e considerati di estrema destra, «il mio obiettivo è costruire una maggioranza alternativa. L’obiettivo è una maggioranza di centrodestra e mandare la sinistra all’opposizione in Ue. Penso che le maggioranze arcobaleno producano solo compromessi a ribasso e non possiamo permetterci un’Europa debole». E ha poi concesso a von der Leyen che tra loro esiste un rapporto di collaborazione istituzionale, ma «come con tutti: a me interessa solo portare a casa i risultati».
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