Dal rigurgito pop di Tedua ai «rutti» di Morgan. Molto bene Shiva, un disastro Paola & Chiara – Le nostre recensioni delle uscite della settimana

Morgan – Rutti

Il pezzo potrebbe essere anche gradevole, divertente, con quella punta di sarcasmo gustosa, se non fosse intriso della narrazione che Morgan sta portando avanti da diverso, troppo, tempo. Quella che vuole convincerci che tutto è monnezza (o Rutti, appunto) e che lui, unico genio profumato del panorama musicale italiano, non viene capito e finisce, proprio con questa canzone, a doversi abbassare al livello di quel pop che critica aspramente ogni quarto d’ora. Una sequela insopportabile di autoriferimenti che suonano come i suoi post sui social, che ormai con parole diverse dicono tutti e sempre la stessa identica cosa. Da anni. Roba che se anche fosse vero (ma vero non è per niente) che Morgan è un genio inarrivabile e che i fantomatici poteri forti della discografia italiana vogliono silenziare per chissà quale motivo, questo presuntuosissimo compiacimento avrebbe comunque stufato, svilendo qualsivoglia credibilità. La verità è che Morgan avrebbe potuto essere quello che non è mai diventato, che in anni passati ha prodotto dei buoni pezzi, toccando, ben ventuno anni fa, con Canzoni dell’appartamento, in particolare con Altrove, un apice mai più nemmeno sfiorato. E che, se non fosse stato per una certa narrazione televisiva, quella contro la quale non smette di sbraitare ma nemmeno di bramare, nessuno avrebbe più sue tracce. Prova ne è Rutti, che interessa non come opera del cantautore Morgan ma solo come l’ennesima esternazione del personaggio Morgan, per vedere a ‘sto giro cosa ha da dire. E ve lo diciamo noi, allarme spoiler: niente di nuovo.