La trap d’autore di chiello: «I miei idoli tutti morti. Oggi apprezzo Morgan» – L’intervista

L’ex FSK Satellite, il nuovo singolo, i riferimenti al passato: Rocco Modello si racconta a Open

Tutto è cominciato nel 2017 insieme agli amici Taxi B e Sapobully. Il trio si fa chiamare FSK Satellite. Sono anni di rivoluzione musicale: mentre il pop televisivo viene disinnescato dal movimento cantautorale indie, tra i più giovani esplode il fenomeno trap. I FSK Satellite si manifestano in quel contesto ma brillando da subito: mettono in discussione l’approccio musicalmente sempliciotto degli artisti di punta del genere. La loro è una trap urlata, sguaiata, esagerata, quasi punk, le tematiche sono le solite ma la loro visione è più istintiva e profonda, di sicuro facilmente distinguibile. Il progetto viene chiuso nel 2021 quando i tre decidono di prendere strade soliste, forse per una sostanziosa distanza di intenti musicali tra i tre. Ed è forse lì che Rocco Modello, classe 1999 da Venosa, poco più di 10mila abitanti nella provincia di Potenza, diventa a tutti gli effetti e definitivamente chiello, potendo sviluppare il suo cantautorato emo indie, con evidenti venature vintage che creano un fascinoso contraccolpo rispetto all’immagine del trapper scapestrato, ipertatuato, molto rock and roll. I brani di chiello richiamano alle radici malinconiche, ululanti, drammatiche del nostro pop, un liricismo impegnato, poetico, definitivo, educato e straziante proposto ai giorni nostri. Il tour estivo di chiello questa estate è partito dal MiAmi venerdì 24 maggio per poi proseguire fino a settembre con un calendario fitto di live e ancora in evoluzione.


Se dovessi raccontare a chi non ti conosce il progetto chiello?


«Lo racconterei con immagini»

E che immagini utilizzeresti?

«Dei topi sicuramente, delle pozzanghere, dei grattacieli pieni di persone»

Come mai proprio queste tre immagini?

«Rappresentano un po’ le vibes della mia musica»

Dalle tue canzoni si percepisce sempre una meravigliosa malinconia di fondo…Dipende dalla tua poetica o c’è qualcosa che ti rende malinconico?

«Cerco di essere sempre autentico e sincero con me stesso, perché alla fine quando scrivo le canzoni la maggior parte delle volte sono da solo con me stesso. Quindi rispecchia quello che vivo, quello che provo. Nasce tutto da lì»

C’è qualcosa nel mondo dello spettacolo che ti dà fastidio, che ti punge un po’ di più…?

«Le interviste (e ride). Odio spiegare le mie canzoni perché penso “Ho scritto una canzone! Che bisogno c’è?”. Il bello è proprio che ogni persona, in base alle proprie esperienze, ci vede un qualcosa. È quella la magia. Io odio quindi quando devo spiegare quello che ho scritto»

La famosa ballerina Isadora Duncan diceva: «Se sapessi dirlo non dovrei danzarlo»…

«Cazzo, bellissima questa. Me la rigiocherò!»

Come mai questa rivoluzione dalla trap punk dei FSK a queste melodie quasi vintage?

«Sì, ultimamente sto andando verso quella direzione là. Mi piace molto la musica dagli anni Trenta ai Sessanta e Settanta. Io poi vado dove mi porta l’ispirazione. A un certo punto la trap non mi ispirava più»

Chi è il pubblico di chiello?

«Mi sembrano persone molto simili a me quando le incontro, mi trovo sempre molto a mio agio devo dire. Ed è raro perché non mi trovo a mio agio con tutti»

Parte del pubblico di chiello te lo sei portato dietro dai FSK. Secondo te come ha preso questa rivoluzione?

«Dovresti chiederlo a loro. Io sono uno che non legge commenti, non leggo le cose che mi scrivono, mi tengo parecchio distante dai social, per cui non ti so dire come l’hanno presa. Immagino qualcuno l’abbia presa male e qualcun altro bene»

Stai lontano dai social perché te lo imponi?

«Perché me lo impongo si. Ci provo, perché comunque è una dipendenza stare sui social e a me non piace essere dipendente. Per cui cerco di stare lontano»

Quali sono i tuoi riferimenti musicali di questa parte della carriera?

«Ultimamente ne ho proprio pochi devo dire. Tutti i miei idoli sono morti»

E chi erano?

«Tra quelli italiani Battisti, Tenco, e ancora prima Piero Ciampi. Piero Ciampi è un grandissimo anarchico, mi ci rispecchio parecchio»

Pensavo che la musica che fai oggi, i riferimenti di cui parli, stonano con la tua immagine da trapper…Il che rende tutto ancora più speciale.

«Ognuno di noi ha una corazza, una maschera. Io cerco di essere vero, autentico. Nelle canzoni cerco di essere me stesso, non quello che le persone vedono ma quello che sono dentro davvero»

Tu riconosci la stessa autenticità nella musica italiana?

«No. E non mi ci rivedo per niente. Mi sembra tutto molto plasticoso e costruito. Sono pochi i progetti che mi piacciono»

Mi fai qualche esempio?

«No» (e ride)

Neanche un nome?

«Morgan. Lui mi piace molto»

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