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Elly Schlein e Giorgia Meloni «regina dei tagli»

27 Maggio 2024 - 09:10 Redazione
La segretaria Dem: il suo è un governo mani di forbice

Quello di Meloni è un governo mani di forbice. Mentre la premier è la regina dei tagli. Elly Schlein in un’intervista al Corriere della Sera oggi va all’attacco dell’esecutivo e della presidente del Consiglio: «Quello di Meloni è un governo mani di forbice. Questi tagli sono gravissimi e il criterio è del tutto insensato perché tagliano in proporzione di più ai Comuni che stanno investendo più risorse del Pnrr», dice. Perché «rischiamo che i Comuni che stanno costruendo nidi e case della comunità con il Pnrr poi non abbiamo le risorse per assumere chi ci lavori dentro. Meloni si conferma veramente la regina dell’austerità».

I tagli alla sanità

Sui tagli alla sanità, invece, secondo la segretaria Dem «Meloni mente, la spesa non si calcola in valori assoluti ma sul Pil, e da quando siede a Palazzo Chigi sta scendendo a livelli pre-pandemia. L’unica cosa concreta è stata far entrare gli antiabortisti nei consultori. Non ce ne facciamo un granché della prima premier donna se le scelte del suo governo colpiscono le donne». Altra battaglia, in Europa, quella «sugli investimenti comuni. Meloni che partecipa ai raduni con i nostalgici del franchismo e gli amici di Trump dice che noi vogliamo cancellare l’identità. Lei si accompagna in Europa con i nemici del nostro interesse nazionale: sono quelli che andavano in giro con i cartelli con su scritto ‘non un centesimo all’Italia’ mentre il suo partito si asteneva sul Next Generation EU».

Telemeloni

Infine, sul caso Toti: «Due pesi e due misure. Quando ci sono state indagini gravi ma che non hanno nemmeno sfiorato il presidente della Puglia, TeleMeloni non ha parlato d’altro per settimane». Meloni dice che se perde il referendum non se ne va: «Sovrapporre la sua traiettoria politica al destino del Paese con questa leggerezza è inaccettabile». Sull’Ucraina: «Noi siamo per sostenere il diritto di Kiev a difendersi. Ma questo non può e non deve tradursi in un ingresso diretto dell’Ue in guerra con la Russia».

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