Fredy Guarin racconta la sua dipendenza dall’alcol: «Ho perso i miei tre figli e ho paura di morire»

In un’intervista con un settimanale colombiano, l’ex centrocampista dell’Inter racconta le difficoltà personali che ha vissuto dopo il ritiro dal mondo del calcio

«Sono un alcolizzato al 100% e lo ammetto. Sono un tossicodipendente in via di guarigione. Ho perso molte cose a livello sentimentale e amoroso. È arrivato un punto in cui non potevo più continuare così». A parlare è l’ex centrocampista dell’Inter Fredy Guarín, che in un’intervista alla rivista colombiana Semana ha parlato delle difficoltà che ha attraversato dopo il suo addio al mondo del calcio. «Quando ho lasciato il Millonarios», ossia nel 2021, «ho toccato il punto più basso perché in quegli anni la mia dipendenza è diventata molto seria. Non lavoravo più in allenamento, avevo perso la mia dignità, la fiducia delle persone care e la cosa più importante e preziosa che ho, ovvero i miei tre figli», racconta l’ex calciatore colombiano.


L’alcolismo e la terapia

Guarín, ribattezzato «il Guaro» dai tifosi nerazzurri, è stato all’Inter dal 2012 al 2016 collezionando 114 presenze e 15 gol. Dopo tre stagioni trascorse a Shanghai, in Cina, è tornato in Sud America e nel 2021 ha appeso definitivamente le scarpette al chiodo. Alla radice di tutti i problemi che ha vissuto fuori dal campo, l’ex centrocampista dell’Inter individua soprattutto un problema: il suo alcolismo. «Purtroppo a un certo punto mi sono lasciato “distrarre” e mi sono aggrappato all’alcol. Ho commesso molti errori, ho preso decisioni sbagliate, ho ferito molte persone, ho fatto stare male i miei cari e i miei amici. Sui social sono stato immortalato in situazioni brutte o strane». Dopo aver lasciato il Millonarios nel 2021, Guarín ha toccato quello che definisce il punto più basso della sua vita. «Ho dovuto arrendermi e chiedere aiuto ad alcuni professionisti con cui sto lavorando per rimettere a posto le cose, per riacquistare la fiducia dei miei figli, dei miei parenti e dei miei amici. Da solo non potevo farcela», spiega.


Le due paure del «Guaro» e l’aiuto di Zanetti (e non solo)

Questa volta, insomma, Guarín promette di essere sulla strada giusta per la vera guarigione. Anche perché, precisa l’ex calciatore, «ho già bussato alla porte del diavolo e non è il massimo». Nell’intervista a Semana, Guarín rivela anche le sue due paure più grandi: la morte e il carcere. «Volete sapere se sono stato vicino alla morte o al carcere? Sì, la verità è che in quel cammino oscuro che stavo facendo ero vicino alla morte perché non avevo rispetto, non avevo limiti, non avevo coraggio e mi lasciavo portare ogni giorno più in là in quel buco». Oltre a cercare aiuto da un professionista, Guarín ha potuto contare sull’appoggio di tanti ex compagni della “sua” Inter, così come di altri calciatori della nazionale colombiana. «Ora – dice Guarín – so chi sono i miei amici veri, quelli che vogliono vedermi stare bene. Mi sono stati accanto Falcao, James Rodriguez, Juan Fernando Quintero, Ospina, Cuadrado, Zanetti, Córdoba e altri che erano lì in quei momenti bui. Erano disponibili ad aiutarmi. Altri, senza dire una parola, se ne sono andati».

In copertina: Fredi Guarin durante una partita dell’Inter a San Siro, 26 febbraio 2015 (ANSA/Daniel Dal Zennaro)

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