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Ultima generazione: per il tribunale sgonfiare le gomme dei suv è «violenza privata», ma arriva il proscioglimento

27 Maggio 2024 - 08:48 Redazione
Il giudice propende per la tenuità del fatto e chiude tutto

«Non è libera manifestazione del pensiero riconducibile a una finalità giusta che la legittimerebbe» l’atto di sgonfiare le gomme dei suv. Così ha sentenziato il giudice monocratico del tribunale di Milano, Giuseppe Cernuto, il quale ha inquadrato il gesto di due attivisti di Ultima generazione nel reato di «violenza privata». Rendere inservibile un veicolo è un’«interferenza nella vita delle persone offese, una limitazione coattiva della libertà di determinazione e di azione delle vittime, un’intimidazione – mossa – dalla pretesa di sostituire una propria gerarchia di valori e norme di comportamento a quelli dello Stato democratico». Benché la violenza sia stata accertata, i due attivisti sottoposti a procedimento penale sono stati prosciolti per la tenuità del fatto. Ciò li risparmierà dalla pena di due mesi di detenzione, ma non dal risarcimento in sede civile a cui hanno diritto gli automobilisti danneggiati.

Il profilo rieducativo del diritto penale

Secondo il giudice, non era funzionale condannare i due militanti di Ultima generazione, rispettivamente di 34 e 28 anni. Poiché, ai fini dell’ambizione rieducativa, «la sola sottoposizione al processo penale è stata sufficiente, anche dal punto di vista specialpreventivo, a dimostrare l’intollerabilità di queste modalità illecite». Anche perché gli attivisti erano incensurati e non risulta che abbiano partecipato ad altre modalità di protesta illegali, come blocchi stradali e imbrattamenti. Nonostante l’episodio di violenza privata «non possa essere considerato sanato dall’eventuale condivisibilità degli obiettivi di lotta all’inquinamento, deve essere contestualizzato nella sua dimensione effettiva, tenendo conto del principio di extrema ratio del diritto penale, funzionalmente collegato al suo profilo rieducativo».

I rischi per le vittime

Inoltre l’azione dei ragazzi, non avendo causato danni permanenti – le gomme sono state sgonfiate, non tagliate – va considerata alla stregua di un atto dimostrativo e non vandalico. Eppure, il loro gesto, avrebbe potuto avere gravi risvolti nella vita delle vittime, che sarebbero potute essere «anziani, bambini, disabili, donne con gravidanza a rischio o a termine, ed altre persone impossibilitate o incapaci a fare uso in sicurezza di una bicicletta per i loro spostamenti, oppure nell’impossibilità di ricorrere ai mezzi pubblici». Gli imputati, insomma, non hanno tenuto in considerazione il fatto che le vetture colpite sarebbero potute essere indispensabili per recarsi a una visita medica programmata da tempo, accompagnare i figli a scuola, presentarsi a un appuntamento di lavoro. Le auto, per alcuni cittadini, per i tragitti da compiere e per la specificità delle condizioni famigliari, possono essere imprescindibili.

La rivendicazione (illogica)

Gli attivisti, a gennaio 2023, erano stato identificati tramite il sistema di videosorveglianza. Il 18 di quel mese, di notte, avevano sgonfiato gli pneumatici di sei vetture in via Mameli adoperando il sistema della lenticchia infilata all’interno della valvola. Per non mettere a repentaglio la sicurezza degli automobilisti, avevano lasciato un biglietto sul parabrezza.

Sul quale c’era scritto: «Attenzione, abbiamo sgonfiato una o più ruote del tuo suv, non prenderlo sul personale, non ce l’abbiamo con te ma con la tua auto di lusso (…). Considerata l’arroganza che deriva dal possedere un suv e la criticità dell’emergenza climatica, riteniamo che azioni non violente come questa siano diventate necessarie, in fondo conviene anche a te». Si legge nella sentenza, riportata dal Corriere, che questa protesta «non solo è illecita, ma anche illogica», poiché alcuni di questi suv erano di fatto meno inquinanti di vetture magari più piccole, ma anche più datate. Ad ogni modo, ha scritto il giudice, «anche il proprietario della più inquinante e ingombrante delle autovetture ha diritto di farne uso nei limiti in cui le norme glielo consentono».

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