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A Caivano rinasce il centro sportivo al Parco Verde, la visita di Giorgia Meloni. Don Patriciello: «C’è tempo per le lacrime, oggi si gioisce» – Il video

28 Maggio 2024 - 12:20 Redazione
Tra le macerie di quella struttura si consumò uno stupro ai danni di due bambine di 10 e 12 anni. Oggi la visita della premier per inaugurare il centro sportivo con piscina che torna a funzionare

La notizia dello stupro ai danni di due cuginette, una di 10 e l’altra di 12 anni, aveva fatto conoscere Caivano a tutto il Paese. Il centro di 35 mila abitanti nell’hinterland napoletano diventò il simbolo del degrado. Il parrocco della zona del Parco Verde, don Maurizio Patriciello, si appellò al governo affinché intervenisse per restituire allo Stato quell’area ad alta incidenza criminale allo Stato. È diventata una delle missioni di Giorgia Meloni e del suo esecutivo, che il 31 agosto scorso visitarono Caivano, per la prima volta. Oggi, 28 maggio, la presidente del Consiglio è tornata al Parco Verde per inaugurare il nuovo centro sportivo Delphinia, la struttura abbandonata dove si consumarono gli abusi sessuali sulle due bambine. «C’è un tempo per le lacrime e c’è un tempo per gioire. Oggi lasciateci gioire», ha dichiarato don Patriciello, arrivando al centro sportivo. «Da domani cominceremo a pensare a cosa c’è ancora da fare. La vita è fatta da un gradino alla volta. Questo luogo era qualcosa di molto triste, si soffriva al pensiero che un bene potesse essere distrutto. Oggi – ha concluso il parroco – le polemiche sono fuori posto. C’è un verso nella Bibbia che dice che c’è un tempo per ogni cosa».

Meloni: «Grazie all’insistenza di don Patriciello»

La presidente del Consiglio ha esordito ringraziando don Patriciello «per la sua insistenza». Il parroco, a sua volta, ha ringraziato la leader del governo dandole del tu. «Non ho mai rinnegato la lingua napoletana. Io stamattina “o vec e nun o crer”, cioè fatico a crederlo. Dopo il mio appello a Giorgia, nella mia parrocchia è venuto mezzo governo, non ci avrei scommesso un euro ma è successo», ha dichiarato. Di scommessa ha parlato anche la premier: «Benché la sfida di Caivano sia stata una delle mie principali scommesse, una delle principali scommesse del governo, forse non ero preparata stamattina all’emozione e all’impatto della differenza di quello che ci siamo trovati di fronte rispetto a qualche mese fa. Non solo l’impatto visivo, ma il messaggio che l’impatto racconta: lo Stato e le istituzioni possono fare la differenza, lo Stato può mantenere i suoi impegni, le istituzioni possono mantenere gli impegni».

A Caivano, ha continuato Meloni, «ci siamo assunti le nostre responsabilità facendo una scommessa impegnativa che in passato le istituzioni avevano preferito non fare perché era rischiosa, ma io credo che una politica seria deve tentare almeno di mettere la faccia dove le cose sono difficili». Si è tollerata per troppo tempo, ha sostenuto la premier, «l’esistenza di zone franche, di abbassare la testa, di avere paura: lo Stato non se lo può permettere, siamo venuti qui dicendo che non poteva continuare, che lo Stato avrebbe reagito partendo da Caivano e gettando le basi per un storia molto diversa». Mentre nel suo intervento, Don Patriciello ha riaperto anche la faglia con Vincenzo De Luca: «Il governatore ha detto lo Stato a Caivano non c’è, stop. Ma qualcuno deve portarcelo. Sono stato io a venire qui e fotografare lo scempio, non era il mio compito, ma ognuno deve fare un passo in più. Mi piacque il procuratore generale di Napoli Riello quando disse “via i don Abbondio dalle chiese”. Sì, via i preti don Abbondio ma anche i don Abbondio dalla magistratura, dal giornalismo, dalla politica».

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