Morgan in tribunale davanti a Bugo, lo show sul caso di Sanremo 2020: «State processando un’opera d’arte»

La vicenda riguarda degli epiteti rivolti da Marco Castoldi a Cristian Bugatti, in arte Bugo, nel contesto di interviste televisive e in occasione della conferenza successiva alla finale del Festival di Sanremo del 2020

«Come si può processare un’opera d’arte, un gesto poetico. È una cosa interessante, meriterebbe un approfondimento questo tema». A dirlo è Morgan, che oggi – martedì 28 maggio – è stato ascoltato davanti al giudice monocratico Marta Bossi di Imperia come imputato nel processo per diffamazione aggravata nei confronti del collega Cristian Bugatti, in arte Bugo, per i fatti avvenuti durante il Festival di Sanremo del 2020. «Stanno processando un’idea artistica, un testo, che non ha volgarità, violenza e pornografia», ha continuato il cantante, riferendosi al brano dal titolo Sincero, in gara 4 anni fa alla kermesse canora. In quell’occasione Bugo lasciò il palco dell’Ariston dopo che Morgan cantò una versione «ritoccata» della loro canzone attaccandolo pubblicamente, lasciando esterrefatti il pubblico e i presentatori, Amadeus e Fiorello. Uscendo da palazzo di giustizia, Morgan ha aggiunto di essersi sentito leso nella propria dignità: «Sta nell’articolo 21 della Costituzione: diritto inviolabile, il merito e il rispetto di una persona, quando viene a mancare questo mancano i presupposti per collaborare». Ma se Bugo le proponesse di tornare sul palco del Festival per fare pace? «Andiamoci piano – ha risposto Morgan -. Sono sempre pronto a riconciliarmi con chiunque, anche con le peggiori esperienze sentimentali. Quando tu dici ti amo, poi lo devi dire tutta la vita, non puoi odiare una persona a cui hai detto ti amo e non capisco come abbia fatto Bugo a denunciare un artista. Gli artisti non si denunciano, al limite si ignorano». 


La vicenda

Nell’aula del tribunale, descritto da Morgan come «un palco dove il giudice è la star», era presente anche Bugo, che ha deposto alla scorsa udienza come parte offesa. La vicenda riguarda le frasi e gli appellativi dispregiati rivolti dal cantante che risponde al nome di Marco Castoldi a Cristian Bugatti, in arte Bugo, nel contesto di interviste televisive e in occasione della conferenza successiva alla finale del Festival di Sanremo del 2020, tra cui – ricorda La voce di Imperia – “dilettante”, “figlio di p…na”, “incapace di tenere il palco”, “pronto a vendere la madre per il successo”, “uno che non ce la farà mai”, “massacratore e stupratore di canzoni”, “stupida testa di c…o”, “mentecatto”, “plagiato”, “stupida testa di c…o”). Il legale di Castoldi, l’avvocata Rossella Gallo del Foro dei Milano, ha più volte ribadito che la presunta diffamazione non ha ad oggetto il «cambio versi del brano Sincero».


L’interrogatorio in aula

Interrogato dal pm, Morgan ha ricostruito i difficili rapporti con Bugo e con il management di quest’ultimo. L’artista, inoltre, ha affermato di essere co-autore del brano Sincero: «Amadeus mi ha detto: a me non importa se c’è Bugo o se non c’è – ha detto Morgan -, l’importante è che venga tu. Se vieni da solo scegli il tuo brano, se vieni con Bugo scegli tu che brano presentare». Per quanto riguarda, invece, il cambio versi del testo, l’artista ha detto: «Non è stato premeditato, l’ho scritto cinque minuti prima di salire sul palco. È stato un atto di poesia e il ribaltamento algebrico del testo originale, per farlo guardare allo specchio. È stato un dissing, è una cosa normalissima, ma lui non essendo all’altezza è scappato», ha concluso.

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