Borrell apre all’uso di armi Nato contro la Russia: «Legittima difesa dell’Ucraina». L’ira di Salvini: «È un bombarolo, idea folle» – I video

L’Alto rappresentante Ue in scia a Stoltenberg: sì a colpi oltre confine per scongiurare lo sfondamento russo a Kharkiv. Tajani: «Non è la linea dell’Italia»

La domanda non è più se, ma cosa e come. Di fronte al rischio palpabile di uno sfondamento russo delle linee ucraine, il dibattito dentro Ue e Nato sulla fornitura di armi a Kiev ha subito un’accelerazione notevole. Il sasso nello stagno l’ha lanciato venerdì scorso il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, chiedendo pubblicamente ai Paesi membri che forniscono armi all’Ucraina di consentire che esse vengano usate anche per colpire obiettivi in territorio russo. «Specialmente ora, con i combattimenti concentrati nella zona di Kharkiv, vicino al confine, negare all’Ucraina la possibilità di usare queste armi contro obiettivi militari legittimi in territorio russo rende loro molto difficile difendersi», ha detto Stoltenberg (il cui lungo mandato alla guida della Nato scade tra pochi mesi) in un’intervista all’Economist. Un pressing rivolto in primis agli Usa, fin qui sempre attenti a circoscrivere il rischio di allargamento del conflitto prescrivendo all’Ucraina di usare le armi solo per l’autodifesa dentro i propri confini. Ma anche agli europei, coinvolti in una corsa contro il tempo per rifornire Kiev di armamenti e munizioni vitali. Oggi a sorpresa su quella che era parsa una fuga in avanti di Stoltenberg è arrivato il bollino di approvazione di Josep Borrell, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera. «Secondo la legge della guerra, non c’è contraddizione nel combattere contro chi mi combatte. Il rischio di escalation va considerato, ma va bilanciato con la necessità degli ucraini di difendersi. Così è una situazione asimmetrica, con gli attacchi a Kiev che arrivano dal territorio russo», ha detto stamattina Borrell prima dell’inizio del vertice del Consiglio Ue di Difesa. Tradotto: via libera ai colpi oltre confine.


L’ira funesta di Salvini

L’apertura di Borrell e il pressing di Stoltenberg (ribadito anche oggi a Bruxelles) sono in queste ore al vaglio dei ministri della Difesa dei 27. Ma a dissociarsi in tempo quasi reale da questi appelli è stato dall’Italia il vicepremier Matteo Salvini. «Ho letto di dichiarazioni farneticanti di Borrell, che teoricamente dovrebbe rappresentare anche me e il popolo italiano. È un altro di quei bombaroli, citazione di De Andrè, che vorrebbe che le armi che noi abbiamo mandato all’Ucraina per difendersi fossero usate per attaccare, bombardare e uccidere in Russia. Non parla a mio nome, non parla a nome del popolo italiano», la durissima replica del leader della Lega a margine di un evento a Milano. Salvini ne ha approfittato per ribadire che, dal suo punto di vista, il voto per l’Europa sarà anche una scelta fra pace e guerra», che chi parla della terza guerra mondiale «è pericoloso per sé e per gli altri» e che «pensare che delle armi partite dall’Italia per difendere il popolo ucraino aggredito possano andare a uccidere fuori dai confini dell’Ucraina è una follia, un atteggiamento criminogeno».


Tajani raddrizza la linea

Parole come pietre verso i vertici Ue e Nato da parte di un vicepremier, complice la campagna elettorale per le Europee ormai al suo culmine. Lo stesso ministro degli Esteri Antonio Tajani si è però dissociato, anche se con toni ben più diplomatici. «La posizione di Borrell non è la nostra», ha detto asciutto Tajani sempre da Milano. «Noi siamo per la de-escalation in Medio Oriente e in Ucraina e abbiamo una posizione molto chiara, cioè che non invieremo militari italiani a combattere e non autorizziamo l’uso di materiale militare italiano fuori dai confini dell’Ucraina. Questo è negli accordi che abbiamo fatto con l’Ucraina e vigiliamo sull’utilizzo del materiale militare», ha concluso.

Le promesse di Belgio e Olanda

Sulla stessa lunghezza d’onda sembra attestarsi il Belgio, Paese che detiene il semestre di presidenza Ue e il cui premier Alexander De Croo ha accolto oggi a Bruxelles il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I due Paesi hanno firmato con l’occasione un accordo bilaterale di sicurezza e di sostegno a lungo termine, che prevede «almeno 977 milioni di euro in aiuti militari dal Belgio» per quest’anno. Già nel 2024, in questo quadro, dovrebbe essere consegnato il primo caccia F-16 dei 30 che il Belgio si impegna a consegnare all’Ucraina entro il 2028. «Gli ucraini possono respingere gli invasori russi solo se, come occidentali, facciamo di più, diamo più armi e lo facciamo più velocemente», ha detto De Croo annunciando il pacchetto di aiuti, precisando però subito dopo che «tutte le armi coperte dall’accordo Belgio-Ucraina sono intese per l’utilizzo in territorio ucraino». Nella discussione sulle armi s’inserisce anche la proposta dell’Olanda, che accogliendo una domanda cruciale dell’Ucraina ha proposto ai partner europei di assemblare rapidamente un sistema di difesa aerea Patriot da consegnare quanto prima all’Ucraina. L’Olanda stessa contribuirebbe secondo la sua proposta con componenti e parti di base provenienti dalle sue scorte, e invita gli altri Paesi europei a rompere gli indugi e fare lo stesso. «Siamo impegnati con alcuni nostri partner ad assemblare i componenti, possiamo fornire all’Ucraina almeno un sistema completamente operativo in tempi brevi», ha detto la ministra della Difesa Kajsa Ollongren prima dell’inizio del vertice.

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