«Il Papa non è omofobo, la sua frase è stata estrapolata dal contesto»

Francesco Savino, vicepresidente della Cei, difende il pontefice

Papa Francesco non è omofobo. E quella frase sulla «frociaggine» dei seminaristi è stata estrapolata da un contesto. Monsignor Francesco Savino, 69 anni, vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente della Cei, difende oggi Jorge Mario Bergoglio in un’intervista al Corriere della Sera. «Il Papa non è omofobo, figuriamoci, mai stato. Ciò che è doloroso, piuttosto, è il fraintendimento di ciò che ha detto. E la volontà diabolica, nel senso letterale greco del verbo dià-ballo , di dividere…», esordisce Savino. Che poi se la prende con chi ha fatto la “spiata”: «Ora, io non so chi abbia detto all’esterno quello che ha voluto dire, ma chiunque sia stato dovrà fare i conti con la sua coscienza e con il senso di collegialità con gli altri vescovi».


La frase estrapolata dal contesto

Il vicepresidente della Cei spiega che «all’inizio dell’Assemblea noi vescovi incontriamo il Papa e dialoghiamo in privato con grande libertà, perché lo stesso Francesco ci invita a dire quello che pensiamo senza timore e con franchezza, la parresía evangelica. Ora, io non so chi abbia detto all’esterno quello che ha voluto dire, ma chiunque sia stato dovrà fare i conti con la sua coscienza e con il senso di collegialità con gli altri vescovi». E poi parla del fraintendimento: «Chiunque abbia esperienza con le parole sa che una parola o una frase tolti dal contesto nel quale sono stati pronunciati possono far passare un messaggio completamente diverso da quello autentico, è un principio fondamentale dell’ermeneutica». Savino sostiene che «Francesco, da grande educatore, stava parlando della formazione dei candidati al sacerdozio. Ed era preoccupato della felicità del futuro prete, che sia omosessuale o eterosessuale».


La traduzione

E questo perché «un sacerdote deve essere sereno con sé stesso, un uomo risolto e felice, capace di trasmettere gioia. E la felicità passa anche attraverso un rapporto armonico con la propria sessualità». Poi traduce il pensiero del Pontefice così: «Il Papa voleva dire che i candidati, omo o etero, devono essere capaci di vivere bene le loro promesse rispetto all’obbedienza, alla povertà e alla castità. Amare con il cuore pieno e le mani vuote». E chiude ricordando che Bergoglio è il papa «che fin dall’inizio ha detto “chi sono io per giudicare” e di recente ha permesso la benedizione pastorale delle coppie dello stesso sesso, attirandosi contestazioni e polemiche. Sul tema dell’omosessualità è sempre stato attento e rispettoso. E poi, scusate, dal suo primo documento pastorale, l’esortazione Evangelii Gaudium , per l’intero pontificato la sua proposta-chiave è sempre stata l’inclusione. È bello quello che ha ricordato Matteo Bruni, ciò che Francesco ha sempre detto: la Chiesa accoglie tutti, tutti, tutti».

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