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Pino Insegno: «Appoggio Meloni come persona, se nel suo partito sbagliano sono affari suoi»

29 Maggio 2024 - 06:29 Redazione
L'attore torna in tv con Reazione a catena

Pino Insegno torna in tv con Reazione a catena dopo il fallimento de L’eredità. E oggi in un’intervista a La Stampa dice che del programma «la vera novità sono io che torno dopo otto anni al timone». Parla anche del rumor sulle pressioni ad Amadeus per cenare con lui: «Fake news. Ma le pare che Meloni telefoni per chiedere queste cose? E poi, a che scopo? Tra l’altro io e Amadeus siamo amici. Avoja a fare cene insieme. Non c’è stata nessuna pressione politica nemmeno per Mercante in fiera: io non smaniavo certo per andare avanti. Quando stai perdendo 5 a 0, forse conviene fingersi infortunato e uscire. Restare in campo è stato faticoso. Avevo accettato il programma perché avevo voglia di tornare a giocare in tv: mai avrei immaginato tutti quegli attacchi frontali. Era il mio primo flop in 40 anni di carriera, in una fascia dove era impossibile fare meglio».

L’ostilità

Insegno dice che l’ostilità nei suoi confronti è nata con la partecipazione a un comizio di Fratelli d’Italia. Ma rifarebbe tutto: «Certo. Perché devo rinnegare un’amicizia? Tra l’altro non c’è un uomo più democristiano di me. Quando aprii la prima Accademia d’Arte gratuita ringraziando l’allora presidente della Regione Lazio Francesco Storace, nessuno disse nulla. Appoggiai anche Renato Nicolini a Roma, che era di Rifondazione comunista, ma non mi importava: era bravo, diede vita all’Estate romana. Sono amico pure di Rutelli e Walter Veltroni. Poi però vado dalla Meloni e casca il mondo». E aggiunge che all’epoca aveva appoggiato «Giorgia Meloni, come singola persona, perché so chi è e approvo quello che fa. Poi se qualcuno del suo partito sbaglia qualcosa, sono problemi suoi: non è che io appoggio tutti quanti. Ho solo scelto una persona, che peraltro poi è stata eletta. Eppure si è parlato meno della Ferragni che di me, e senza che io facessi nulla di grave».

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