Omicidio Nappini, parla l’uomo accusato della morte dell’infermiera: «Mi chiese di sposarla»

Adil Harrati ha rilasciato dichiarazioni spontanee alla Corte d’Assise di Roma. La sorella della vittima: «Mia sorella mi raccontò che voleva sposarlo. Due settimane prima della morte decise di lasciarlo»

«Avremmo dovuto sposarci: voleva aiutarmi ad ottenere la cittadinanza italiana. Il 4 settembre avrei voluto vederla: ho provato a contattarla in mattinata, senza riuscirci». Quel giorno, Rossella Nappini è stata trovata morta nell’androne del condominio di via Giuseppe Allievo nel quartiere Trionfale a Roma. Il suo corpo era stato dilaniato da 56 coltellate. Per l’omicidio dell’infermiera 52enne, i sospetti sono presto confluiti attorno a Adil Harrati, 45enne marocchino con cui Nappini aveva avuto una breve relazione. Troncata pochi giorni prima della sua morte. Oggi, 29 maggio, l’uomo era presente nella Corte d’Assise del Tribunale di Roma, e ha voluto rilasciare spontanee dichiarazioni. In cui ha parlato del matrimonio che avrebbe avuto intenzione di celebrare con Rossella, e della loro breve relazione: «Ci siamo conosciuti perché avevo effettuato dei lavori a casa sua».


Le parole di Monica Nappini

Harrati, imbianchino, aveva lavorato nel palazzo dove la vittima viveva insieme alla madre, e poi nel loro appartamento. In aula era presente anche Monica Nappini, sorella di Rossella, che ha confermato la circostanza: «Mia sorella mi raccontò che l’aveva incontrato, mi mostrò una sua foto, mi raccontò che voleva sposarlo. Mi disse che era una buona persona, che la faceva ridere, e voleva aiutarlo a prendere il permesso di soggiorno. E poi mi confessò: “Il mio sogno è indossare l’abito da sposa”». Ma le cose non andarono come previsto: «In seguito Rossella mi disse che si era accorta che lui aveva precedenti penali, e troncó la relazione. Due settimane prima della sua morte, intorno a metà agosto, decise di lasciarlo».


«La tartassava»

Una decisione che, stando al racconto della sorella, l’uomo non aveva mai accettato: «La tartassava di chiamate, la voleva incontrare, era insistente. E la mattina del delitto la chiamò chiedendole un appuntamento per il pomeriggio». Rosella Nappini aveva rifiutato: secondo la ricostruzione della sorella, quel giorno avrebbe dovuto visitare un appartamento dove aveva intenzione di trasferirsi: voleva vivere al mare. A quell’appuntamento, però, non si presentò mai. Sua sorella Monica ha tuttavia voluto esaudire almeno uno dei suoi sogni: «Prima seppellirla, l’ho vestita io. Adesso, nella bara, indossa il mio vestito da sposa».

Le accuse

La madre di Rossella, ottantaquattro anni, sedeva al fianco della figlia maggiore. Provata dal lutto, nonostante la sua voce tradisse l’emozione, è stata decisa nel dichiarare ai giudici, puntando il dito verso Harrati: «L’ha ammazzata lui. Deve andare in galera». Il pm Claudia Alberti contesta al 45enne l’omicidio volontario. L’imputato rischia l’ergastolo: sono contestate le aggravanti della «crudeltà» e dei «motivi futili e abietti», ma anche la «premeditazione» e l’aver agito «in danno a una persona «a cui era legato da relazione affettiva cessata». In prossimità del luogo del delitto, secondo quanto dichiarato dagli operanti intervenuti sul posto, vennero reperiti tre coltelli a serramanico della stessa marca, all’interno di una «campana» per la raccolta del vetro. Non è al momento emerso, però, se una delle tre lame sia stata l’arma del delitto.

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