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La Jihad islamica pubblica il nuovo video di un ostaggio israeliano: «Grazie ai miei rapitori». Anche la Slovenia riconosce lo Stato di Palestina

30 Maggio 2024 - 17:18 Redazione
Diventano ora 13 i Paesi dell'Ue ad aver compiuto il passo diplomatico. Nessuna certezza sul destino di Sasha Trufanov, 27 anni

Dopo Spagna, Irlanda e Norvegia, anche la Slovenia ha deciso di riconoscere unilateralmente lo Stato di Palestina. La decisione è stata presa oggi dal governo di Lubiana, un po’ a sorpresa considerato che il tema non figurava formalmente nell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Il dossier è stato ora trasmesso al Parlamento, che dovrebbe ratificare la decisione martedì prossimo. A suggellare il passo diplomatico, il premier Robert Golob ha fatto esporre sull’edificio del governo la bandiera palestinese accanto a quelle della Slovenia e dell’Unione europea. Al termine dell’iter la Slovenia diventerà il 13esimo Paese dell’Ue ad aver riconosciuto lo Stato di Palestina, dopo Malta, Cipro, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria e da pochi giorni come noto Spagna e Irlanda. Intanto da Gaza spunta un nuovo video di un ostaggio israeliano. A pubblicarlo è il gruppo terroristico della Jihad islamica. A comparire, a due giorni dal primo video che lo ritraeva, è il 27enne Sasha Trufanov, rapito il 7 ottobre nel kibbutz di Nir Oz insieme alla madre Lena, alla nonna Irena e alla fidanzata Sapir Cohen,
poi rilasciate. I media israeliani non ripubblicano il video per non dar fiato alla propaganda della Jihad islamica, ma il Jerusalem Post fa sapere che nelle immagini si vede e sente Trufanov accusare l’esercito israeliano di avere «tentato di uccidermi diverse volte» e addirittura ringraziare la brigata di Al-Aqsa.

Combattimenti da nord a sud

Continuano le operazioni militari di Israele a Rafah, nella zona più a sud della Striscia di Gaza, quella che l’esercito israeliano considera l’ultima enclave di Hamas e dove sono rifugiate centinaia di migliaia di palestinesi, in fuga dalle devastazioni del nord. L’Idf ha dichiarato di aver colpito 50 obiettivi militari nelle ultime 24 ore e di aver eliminato cinque miliziani in due scontri a fuoco separati con le truppe di terra. Uno a Rafah, con tre morti, e un altro a Jabalya, nel nord della Striscia, dove i soldati hanno anche individuato e sequestrato «armi, inclusi AK-47 e munizioni». Giovedì mattina sono poi risuonate sirene di allarme in diverse zone di Israele, dal nord al sud. Alcuni razzi sono stati sparati da Gaza verso la zona del kibbutz di Nirm, mentre nelle regioni settentrionali si teme l’ingresso dal Libano di un drone. L’esercito di Tel Aviv ha anche annunciato di aver intercettato un missile sull’Altopiano del Golan, lanciato da est. Secondo i media potrebbe essere stato lanciato dall’Iraq anche se finora non ci sono rivendicazioni da parte di milizie pro Iran nell’area. Mercoledì 29 maggio due soldati israeliani sono rimasti uccisi in un attentato a Nablus, in Cisgiordania. L’attacco è stato eseguito con un’auto che si è lanciata contro i militari in servizio al check point.

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