Perché IT Wallet non è una forma di controllo e ricatto. Ecco come funziona

Nonostante fantasiose teorie online sostengano il contrario, uno dei principali obiettivi del portafoglio digitale in arrivo dal 2025 è proprio dare ai cittadini maggiore controllo sui propri dati

«Un potente strumento di manipolazione e controllo». Così viene definito in numerosi post virali sui social IT Wallet, il portafoglio digitale italiano. Un sistema che presto porterà a «ricatti e discriminazioni, erodendo gradualmente la tua libertà individuale», sostengono coloro che condividono il contenuto. Vediamo come funziona la gestione dei dati di IT Wallet e perché non è uno strumento di manipolazione e controllo.

Per chi ha fretta:

  • Circolano teorie secondo cui IT Wallet sarebbe uno strumento di manipolazione e controllo dei cittadini.
  • Il timore riguarda la gestione dei dati personali.
  • Il portafoglio digitale fornisce moltissime opzioni per controllare i propri dati che ora non sono disponibili.
  • Quindi, IT Wallet e perché non è uno strumento di manipolazione e controllo.

Analisi

Vediamo uno screenshot di uno dei post oggetto di verifica (qui e qui altri). Nella descrizione si legge:

Entro luglio 2024, il Governo prevede di lanciare l’IT Wallet, una componente dell’European digital identity wallet (Eudi), presentandola come una “semplificazione” dei servizi fisici e online. L’IT Wallet raccoglierà in un’unica app dati sensibili come conto corrente, carta d’identità, patente e fascicolo sanitario, creando un potente strumento di manipolazione e controllo. Questo porterà a ricatti e discriminazioni, erodendo gradualmente la tua libertà individuale. Da gennaio 2025, carta d’identità e patente saranno integrate nello smartphone. Opporsi all’identità digitale è una necessità per preservare i tuoi diritti fondamentali. Non farti fregare! Unisciti a noi:

Cos’è IT Wallet

L’IT Wallet è un portafoglio digitale introdotto in Italia dal decreto Pnrr, emanato a marzo 2024 e convertito in legge a fine aprile. Questo strumento, che entrerà in vigore a partire da gennaio 2025, mira a semplificare le transazioni finanziarie e a promuovere l’uso dei pagamenti digitali tra i cittadini. L’IT Wallet sarà la declinazione italiana di Eudi. L’acronimo sta per European Digital Identity Wallet ed indica una piattaforma digitale che permetterà agli utenti di gestire facilmente i loro pagamenti, le loro finanze e i loro documenti. I documenti che vi entreranno sono quelli definiti «attributi verificabili», ad esempio il passaporto, il certificato di nascita, la patente, e la tessera elettorale. Chiarito di cosa trattiamo, vediamo perché IT Wallet non è uno strumento di manipolazione e controllo.

IT Wallet e i dati personali

Nonostante quanto viene sostenuto sui social, addirittura paventando sistemi di credito sociale, IT Wallet e gli altri sistemi di identità digitale europea non ridurranno il controllo che le persone hanno sui propri dati, bensì lo aumenteranno. L’IT Wallet conterrà i principali documenti personali dei cittadini, a partire – spiega il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Alessandro Butti – da Carta d’Identità e patente. Di entrambi i documenti, così come di tutti quelli da essa rilasciati, l’amministrazione pubblica conosce già ogni dettaglio. Difficile, quindi, che la loro digitalizzazione comporti una perdita di controllo sui propri dati nei confronti dello Stato.

Tutti i dati in una sola piattaforma

Per quanto riguarda enti esterni? Il sito della Commissione Europea spiega in quali occasioni si prevede che il portafoglio digitale si riveli particolarmente utile: l’accesso ai servizi, apertura di conti bancari, di contratti telefonici, prenotazioni di biglietti aerei nominativi, firma di contratti, pagamenti che richiedono verifiche di identità, accesso a prestazioni di sicurezza sociale. Per ora, in questi casi, i dati non vengono condivisi digitalmente, ma, nella maggior parte delle occasioni, forniti ciascuna volta dal cittadino che richiede la prestazione, consegnandoli all’ente terzo e cedendone il controllo ad esso firmando un contratto – atto che spesso prevede il semplice clic su una casella – nel quale afferma di conoscere come questi verranno utilizzati. Anche avendo la possibilità di revocare il consenso all’uso di questi dati, che deve comunque essere congruo a quanto stabilito dalla normativa vigente, è improbabile che questa sia un’operazione facile, dato che al momento non esiste in Italia una piattaforma pubblica che consenta di consultare quali enti hanno accesso ai dati sensibili che i cittadini condividono con essi.

Come vengono protetti i dati su IT Wallet

A ciò si aggiungono diversi altri dettagli. Innanzitutto, ha annunciato la Commissione Europea, il codice, e quindi il funzionamento di ciascun Wallet nazionale compreso IT Wallet sarà open source, e quindi consultabile da tutti. Inoltre, al suo interno verranno inseriti sistemi per limitare i dati da condividere allo stretto indispensabile. Inoltre, in caso sia necessario confermare l’aderenza a determinati parametri (ad esempio una determinata quantità di denaro nel proprio conto corrente) sarà possibile farlo senza rivelare gli esatti valori che la determinano (quindi senza dover dichiarare l’esatta cifra presente nel conto). Quali dati vengono condivisi verrà deciso dall’utente. I servizi online non potranno raccogliere dati su come viene usato il wallet e i documenti in esso contenuti. In ogni momento si potrà verificare quali servizi hanno accesso ai dati ed eventualmente revocarlo, anche cancellandoli. I dati saranno sempre criptati quando vanno al di fuori del portafoglio.

Conclusioni

Circolano teorie secondo cui IT Wallet sarebbe uno strumento di manipolazione e controllo dei cittadini. Il timore riguarda la gestione dei dati personali. Il portafoglio digitale fornisce moltissime opzioni per controllare i propri dati che ora non sono disponibili. Quindi, IT Wallet e perché non è uno strumento di manipolazione e controllo.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Leggi anche: