I trattori si preparano a invadere (di nuovo) Bruxelles: «Vicini alle destre? Alle Europee non voteremo» – Le interviste
Da Bruxelles – Prima ancora che alle elezioni europee, Bruxelles sembra prepararsi a una sorta di guerriglia urbana. A poco più di una settimana dall’appuntamento elettorale dell’8 e 9 giugno, la città-simbolo dell’Unione europea stringe i denti in vista di una nuova (e temuta) protesta dei trattori. Camminando tra le sedi delle diverse istituzioni europee, spuntano strane strutture di metallo appoggiate ai lati delle strade. Si tratta di barriere, con tanto di filo spinato, che le forze di polizia possono dispiegare in mezzo alla carreggiata per sbarrare il percorso ai manifestanti. Martedì 4 giugno, migliaia di agricoltori provenienti da tutta Europa si sono dati appuntamento per tornare a invadere le strade di Bruxelles. E questa volta, memori dei disordini dello scorso febbraio, le autorità hanno tutta l’intenzione di farsi trovare pronte.
La manifestazione a Bruxelles
In realtà, non tutte le associazioni di categoria hanno aderito alla protesta del 4 giugno a Bruxelles. Le grandi confederazioni agricole, a partire dall’italiana Coldiretti, hanno fatto sapere che non saranno presenti alla manifestazione. Clare Carlile, reporter investigativa di DeSmog, è stata la prima a rivelare che tra gli organizzatori delle proteste della prossima settimana c’è anche la MCC Brussels, un think tank riconducibile al premier ungherese Viktor Orbán che – scrive Politico – nega l’esistenza dei cambiamenti climatici e punta a radunare nella capitale belga l’ala più radicale del movimento dei trattori. Gli organizzatori si aspettano che alla manifestazione prendano parte 20/25mila persone, provenienti da undici diversi Paesi europei. «Ci saranno circa 3.500 trattori. Anche noi abbiamo già iniziato a portarne alcuni su a Bruxelles, dall’Italia saremo in 400/500 persone», spiega a Open Salvatore Pais, leader del gruppo Agricoltori Italiani.
Il rischio di nuovi scontri
A protestare per le strade di Bruxelles ci sarà anche il controverso Mark van den Oever, agricoltore olandese e fondatore della Farmers Defence Force, una delle organizzazioni più in vista nelle proteste dei mesi scorsi. Quando gli agricoltori hanno sfilato per le strade della capitale belga lo scorso 1° febbraio, le immagini della protesta assomigliavano a scene di guerriglia urbana, con incendi, roghi e una statua abbattuta e data alle fiamme. Succederà anche questa volta? «Non credo. Stiamo facendo una campagna per i diritti degli agricoltori, non per far sì che la gente voti contro di noi. Le rivolte non piacciono a nessuno», prova a rassicurare van den Oever, che si trova ancora in Olanda ma sta facendo i preparativi per arrivare a Bruxelles la prossima settimana. Salvatore Pais, però, è di tutt’altro avviso. «Sicuramente qualcosa succederà. Non credo ci sia intenzione di fare azioni forti, ma se anche fosse, noi siamo pronti ad appoggiarle», dice il leader di Agricoltori Italiani.
La pressione sulle istituzioni Ue
Le proteste dei trattori hanno catturato l’attenzione mediatica a inizio 2024, quando le manifestazioni hanno iniziato a diffondersi a macchia d’olio in diversi Paesi europei. Nel mirino dei manifestanti ci sono questioni economiche – a partire dallo scarso potere negoziale con i colossi della grande distribuzione nella determinazione del prezzo dei prodotti agricoli – ma anche le leggi a tutela dell’ambiente approvate proprio a Bruxelles. Tra le richieste portate avanti dagli olandesi della Farmers Defence Force, per esempio, c’è la revoca pressoché totale del Green Deal, il pacchetto legislativo Ue per la lotta ai cambiamenti climatici. In risposta alle proteste, la Commissione europea è andata incontro a molte delle istanze avanzate dagli agricoltori, per esempio ritirando la contestata legge sull’uso dei pesticidi e proponendo una riforma – approvata a tempi record – della Politica agricola comune. Due mosse molto criticate dai movimenti ecologisti.
La scelta dell’astensionismo
Le rivolte dei trattori dei mesi scorsi sono state cavalcate soprattutto dai partiti di destra, che in sede europea hanno spesso votato contro i provvedimenti ambientali. E chi scenderà in piazza a Bruxelles sicuramente non nutre molta simpatia nei confronti dei gruppi ambientalisti. «Vivono nel mondo delle favole, non sanno quanto è dura. Un raccolto di successo richiede molto lavoro, mentre la forza della natura può distruggere tutto in un attimo», osserva van den Oever. Ci sono gruppi però che insistono nel definirsi rigorosamente apartitici. «Basta guardare a quello che ha fatto Fratelli d’Italia. Ha vinto le ultime elezioni politiche anche grazie ai voti degli agricoltori e ora ci volta le spalle», fa notare Salvatore Pais. La sfiducia nei confronti della politica è pressoché totale. Ed è per questo che alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno molti agricoltori hanno deciso di non recarsi alle urne. «Purtroppo, e lo dico molto a malincuore, la nostra linea è di non andare a votare», aggiunge il leader di Agricoltori Italiani. Insomma, una parte dei manifestanti preferisce far sentire la propria voce non in cabina elettorale, ma fuori, portando in strada il proprio trattore. «La protesta del 4 giugno – aggiunge Pais – serve a questo. È un’iniziativa per far capire a chiunque comanderà dopo il 9 giugno che noi ci siamo».
In copertina: Il cordone di sicurezza attorno al Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea, lo scorso 26 marzo (EPA/Olivier Matthys)
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