La guerra vinta di una studentessa con disturbi dell’apprendimento: il tribunale autorizza calcolatrice e tabella durante il test di Medicina
Gli studenti con disturbi dell’apprendimento vedono riconosciuto il proprio diritto ad avvalersi di strumenti di supporto, come tabelle, formulari o mappe concettuali, durante tutto il loro percorso di studi, tranne che in un momento piuttosto decisivo: quello dei test di ingresso alle Università. Può così venire a configurarsi un paradosso: chi soffre di DSA evita le penalizzazioni durante tutto il percorso scolastico, e poi durante quello accademico, ma non nello spartiacque determinato dalle prove di ammissione. Una lacuna applicativa, più che normativa, contro cui si sta provando a porre rimedio per vie legali. Della battaglia avevamo dato conto citando il caso di una studentessa torinese, determinata ad accedere alla facoltà di medicina all’Università di Torino, che aveva presentato ricorso al Tar Lazio contro l’ateneo e il Ministero dell’Università e della Ricerca. E che ieri è riuscita a sostenere il test avvalendosi dei suoi strumenti compensativi. «Ero molto agitata, ma è andata», racconta a Open.
La vicenda
«Avere le tabelle lì con me è stato molto importante – prosegue -. Non tanto per l’uso che ne ho fatto, ma soprattutto per l’aspetto psicologico: mi ha tranquillizzato molto». Un risultato che il suo avvocato del Foro di Torino, Giorgio Vecchione, definisce un trionfo «dei principi costituzionali di inclusione e superamento delle disparità». E che non era scontato. Il 9 maggio infatti il Tar del Lazio aveva respinto la domanda cautelare avanzata per l’adozione di un provvedimento di urgenza, che avrebbe permesso di intervenire prima, e non dopo, l’esito del test. La posizione del Tribunale Amministrativo, in sostanza, è riassumibile così: il ricorso può essere presentato, ma a seguito di un’eventuale bocciatura.
«Un precedente importante»
Posizione che non è stata condivisa dal Consiglio di Stato, a cui Vecchione aveva prontamente presentato appello cautelare. L’organo di secondo grado della giustizia amministrativa ha infatti riformato l’ordinanza del Tar, una settimana prima della prova. E ieri, 28 maggio, la studentessa ha dunque potuto disporre degli strumenti compensativi richiesti: tabella e calcolatrice. In un aula separata, pensata per chi come lei soffre di DSA: «Eravamo tanti, circa un centinaio. Ma gli altri avevano solo la calcolatrice», racconta ancora la giovane. Adesso lo sguardo è puntato sulla prima udienza ufficiale del Tar, che dovrà essere fissata. Solo a quel punto si deciderà nel merito, ma c’è ottimismo dopo le «indicazioni chiare e precise» formulate dal Consiglio di Stato. «Spero che sia un precedente per tutte le migliaia di studenti con DSA che si sono trovati, o si troveranno, nella stessa situazione», conclude Vecchione.
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