Di Pietro contro chi evoca Craxi e Silvio per bloccare la riforma delle toghe: «Sì a separazione delle carriere e sorteggio»
L’ex pm Antonio Di Pietro dice che vede tanta ipocrisia in chi critica la riforma della giustizia del governo Meloni. Perché «una volta imboccata la strada del sistema accusatorio con il nuovo codice di procedura penale non c’è dubbio che debba esserci un giudice terzo che non ha nulla a che spartire né con il pm né con i difensori. È previsto dell’articolo 111 della Costituzione e bisogna rispettarlo senza lagnarsi in continuazione». La separazione delle carriere, invece, «è il principio per cui accusa e difesa debbano confrontarsi alla pari con gli stessi strumenti a disposizione di fronte a un giudice terzo. E ciò deve non solo essere ma apparire così», dice in un’intervista al Corriere della Sera.
La separazione delle carriere
Perché, spiega l’ex magistrato di Mani Pulite, il pm dovrebbe trovare prove anche a favore della difesa «ma spesso non è così. Ed è ipocrita non volerlo ammettere. Le indagini, per definizione, si fanno per trovare i colpevoli perché c’è stato un reato. Piaccia o non piaccia (e a me non piace), spesso invece assistiamo a indagini a strascico su questo o quel personaggio per cercare qualcosa di cui incolparlo mentre si dovrebbe procedere solo dopo che si ha la certezza che un reato è stato commesso». Dice l’ex ministro che «ora spesso vediamo retate con decine se non centinaia di inquisiti e alla fine rimangono nella rete solo pochi pesci e gli altri, accusati ingiustamente, intanto sono morti asfissiati civilmente. È successo anche a me. Certo poi sono stato prosciolto e chi mi accusava è stato condannato ma nel frattempo mi sono dovuto dimettere prima da magistrato e poi da ministro».
L’Alta corte e il sorteggio
Di Pietro dice sì anche all’Alta Corte disciplinare: «Mi sembra il minimo sindacale. Ben venga. La giustizia domestica non dà garanzie. Un giorno io favorisco te e un altro tu favorisci me. Anche se non sempre accade resta il dubbio che t ra compari ci si accasa. E viene meno la fiducia dei cittadini nella giustizia. Vale non solo per i magistrati ma anche per i parlamentari, i giornalisti e ogni categoria ove i conti si regolano all’interno del proprio organismo invece che da parte di un giudice terzo». E gli piace anche il sorteggio: «Meglio che il voto di scambio! Cosa avveniva al Csm ce l’ha spiegato l’ex presidente Anm Palamara. Semplicemente perché lui è stato intercettato. Ma chissà quanti altra Palamara ci sono stati che si scambiavano nomine: alla tua corrente va il posto di procuratore capo in quella città e all’altra corrente va quello di presidente del Tribunale nell’altra. L’idea stessa che vi siano delle “correnti” nella magistratura fa a cazzotti con l’immagine di terzietà e indipendenza che la Costituzione ha assegnato ai magistrati».
Berlusconi e Craxi
E quando Virginia Piccolillo gli chiede se così non la vede come Berlusconi, Di Pietro replica così: «Basta prendere a pretesto Berlusconi per impedire di affrontare i problemi. Berlusconi è morto. Pace all’anima sua. Criticare i provvedimenti utilizzando sempre lui o Craxi, pro o contro, mi sembra antistorico e anche un po’ auto-assolutorio. Si può andare avanti guardando in faccia la realtà di oggi o dobbiamo ancora far finta che il tempo si sia fermato?».
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