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Perché il cloud seeding non ha scatenato l’alluvione a Dubai

31 Maggio 2024 - 00:45 Antonio Di Noto
Se il cloud seeding fosse sufficiente a far piovere, difficilmente Dubai soffrirebbe dei problemi di siccità

L’autore di un video virale sui social sostiene che il fenomeno del cloud seeding sia stato negato dall’informazione per poi venire spiegato con dovizia di dettagli – contraddicendosi – in occasione dell’alluvione di Dubai ad aprile. Come stanno veramente le cose? Vediamo in questo articolo.

Per chi ha fretta:

  • L’autore di un video ampiamente condiviso sui social afferma che Dubai abbia fatto cloud seeding prima dell’alluvione di aprile 2024.
  • Dubai non ha fatto cloud seeding prima dell’alluvione.
  • Su Dubai non c’è stato alcun uragano.
  • Da anni le precipitazioni sugli Emirati sono in aumento e gli esperti ritengono con continueranno a farlo.
  • I media non hanno negato l’esistenza del cloud seeding, né prima né dopo l’alluvione di Dubai.

Analisi

Vediamo uno screenshot di uno dei post oggetto di verifica. Nella descrizione si legge:

CLOUD SEEDING. Esiste o non esiste? Un altro esempio di cattiva informazione

Nel video lungo tre minuti e mezzo il signor Roy de Vita accusa l’informazione di aver per anni negato l’esistenza del cloud seeding e di aver poi affermato la sua esistenza solo in occasione dell’alluvione di Dubai. Viene evidenziata una presunta contraddizione in seguito alle piogge più abbondanti degli ultimi 75 anni, che hanno investito Dubai lo scorso aprile. Sulla città degli Emirati Arabi Uniti sono caduti oltre 140 millimetri di pioggia in 24 ore, in un’area che mediamente ne riceve 95 in un anno.

Un «uragano» a Dubai?

A 1’15” de Vita dichiara: «succede che a Dubai arrivi un uragano». Questa informazione è falsa. A Dubai non è arrivato alcun uragano. Le violente piogge sono state portate sulla città da un temporale la cui intensità estrema è legata al cambiamento climatico, almeno secondo le valutazioni preliminari degli esperti tra cui Vincenzo Levizzani, dirigente di ricerca dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Cnr, citato dal Corriere della Sera. La massa temporalesca si è spostata nel corso di giorni sulla penisola arabica e sul golfo di Oman. Le piogge viste ad aprile fanno parte di un trend messo in luce da un articolo su Nature, nel quale si legge che negli ultimi anni le precipitazioni sulla penisola arabica sono aumentate e probabilmente continueranno a farlo incrementando ulteriormente del 15%-30%.

Cos’è il cloud seeding

Arriviamo a 2’10”, quando l’autore del video dice che gli Emirati Arabi Uniti stanno «condizionando il clima attraverso il cloud seeding». Corrisponde al vero l’affermazione secondo cui Dubai impiega da anni la tecnica del cloud seeding per aumentare la quantità di pioggia che cade sulla città. Il cloud seeding è una pratica che ha come obiettivo facilitare le precipitazioni fornendo alle gocce di pioggia dei nuclei di condensazione. Ovvero degli appigli attorno ai quali possano nascere degli agglomerati che poi precipitano al suolo. La tecnica è nata negli anni ’40 e nel tempo la scelta sul materiale delle particelle è ricaduta sullo ioduro d’argento, dato che si lega molto bene alle molecole d’acqua. Altre sostanze molto usate sono il ghiaccio secco e il cloruro di sodio.

Come funziona il cloud seeding

Tra i vantaggi della tecnica ci sono la possibilità di incrementare la quantità di pioggia e di migliorare la qualità dell’aria, dato che le precipitazioni trascinano con sé anche gli inquinanti. Tra gli svantaggi c’è soprattutto l’alto costo del metodo. È stata usata in Italia, in Cina e negli Usa, tra gli altri Paesi. Fondamentale è tenere presente che al momento non ci sono prove che il cloud seeding abbia effetti drastici. Molti esperti non sono nemmeno certi che funzioni, mentre i più ottimisti sostengono che possa aumentare fino al 15% la quantità di precipitazioni nei giorni successivi all’inseminazione. Difficilmente, quindi, potrebbe portare a violenti temporali, dato che questi sono formati dalla differenza di direzione, temperatura e umidità delle masse d’aria. Chiaramente, quindi, l’alluvione di Dubai non è stata causata dal cloud seeding.

Dubai non ha fatto cloud seeding prima dell’alluvione di aprile

L’autore del video sostiene che la città avesse effettuato un’inseminazione delle nuvole «nei giorni immediatamente precedenti all’uragano». Anche questa affermazione è falsa. Il governo emiratino ha negato le accuse di aver effettuato operazioni prima e durante il temporale. Lo si può riscontrare in un articolo della Cnbc. Il direttore generale del centro nazionale di meteorologia degli UAE, Omar Al Yazeedi ha spiegato: «Uno dei principi di base del seeding delle nuvole è che devi colpire le nuvole nella loro fase iniziale prima che piova, se si verifica una situazione di forte temporale allora è troppo tardi per condurre qualsiasi operazione di seeding». A ciò si aggiunge una semplice considerazione: se il cloud seeding fosse sufficiente a far piovere così tanto in maniera così semplice, difficilmente Dubai soffrirebbe dei problemi di siccità che la attanagliano storicamente.

I media non hanno negato l’esistenza del cloud seeding

A 2’20” si arriva poi all’accusa secondo cui i media «bollavano l’inseminazione delle nuvole come inesistente». Anche questo è falso. Come abbiamo visto nella prima parte di questo articolo, il cloud seeding è un fenomeno reale e ben documentato sulla stampa estera ed italiana. Restringendo la ricerca ad articoli usciti prima dei fatti di Dubai si trovano numerosi riferimenti. Ad esempio di Geopop, di Facta, del Post, di Focus, di Linkiesta, di Repubblica, del Corriere, di Fanpage, di Wired e di molti altri. Anche su Open abbiamo scritto varie volte del fenomeno e mai abbiamo negato la sua esistenza, come non lo hanno fatto i nostri colleghi. Abbiamo spiegato la sua portata e gli impatti che può avere, oltre a smentire presunte correlazioni inventate come quella con le scie chimiche, le alluvioni (comprese quelle in Romagna), le grandinate, e le antenne.

Conclusioni

Di cloud seeding se ne parla da tempo attraverso i media, e non risulta per nulla occultato. Ne parliamo da anni nella sezione Fact-checking di Open, spiegando più volte che non provino una certa capacità. A Dubai non c’è stato alcun uragano e il cloud seeding è stato escluso dal recente alluvione di aprile 2024.

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