Paolo Bonolis e la filosofia romana dello ‘stica**i: «Quando siete felici fateci caso»

Il condottore: vado a votare ma vorrei una politica nuova

Paolo Bonolis ha attraversato tre ere della tv italiana. E in un’intervista a Repubblica dice che oggi rifarebbe «tutto. Quando mi capita di parlare agli studenti di Scienza delle comunicazioni dico sempre: non credete al motto secondo il quale bisogna dare al pubblico quello che il pubblico vuole, pensate sempre a cosa avete voglia di raccontare voi». E sulle critiche a Ciao Darwin dice che il politicamente corretto è «il velo di Maya dell’ipocrisia. In quel programma ciascuno è accettato per la sua diversità e non giudicato. Il mondo è diversità, se fossimo tutti uguali sarebbe un’ammorbante noia». E fa un esempio: «Quando una signora mi entra in studio ad Avanti un altro e dice “eh, però lo sgabello è alto”, io rispondo: “eh no signora, è lei che è alta un metro”. E la signora è la prima a ridere. È la battuta che gli avrebbe fatto Sordi».


La politica

Del generale Roberto Vannacci invece dice che «non è politicamente scorretto, è un uomo che dice cose banalissime e la politica, che si infiltra ovunque come l’acqua, se ne impossessa per tornaconto. Anche per questo da anni la politica mi delude». Anche se continua a votare «ma vorrei una politica in cui chi vince prova a fare quello che ha promesso e chi perde non dice per principio che fa tutto schifo. Viviamo un eterno stallo e la politica mette cerottini su ferite laceranti. Il cittadino finisce per essere non più il fine bensì il mezzo per legittimare sé stessa». Dice di aver votato Pannella e comunque «sempre nel campo del centrosinistra». Mentre «Vota Giorgia è uno slogan e gli slogan di solito non mi tentano». Le piace Schlein? «Alcune cose le capisco, altre no. Ma ha diritto a provarci, a Veltroni non fu permesso». A Berlusconi disse di no quando il Cavaliere gli propose di diventare portavoce di Forza Italia: «Io gli dissi: come faccio a fa’ il portavoce di un partito che non ho manco votato. Si fece una risata. Era un uomo simpatico».


Sanremo

Su Sanremo Stefano Cappellini gli fa notare che Amadeus se ne è andato facendo filtrare il fastidio per alcuni episodi: la richiesta di incontrare a pranzo Pino Insegno, quella di mettere Povia in gara a Sanremo. «Io Povia lo portai a Sanremo, due volte. Lo riporterei se avesse un brano forte, non mi sono mai chiesto per chi vota un cantante». Lui però lo rifarebbe «Sì, può darsi che lo rifarò. A modo mio, come quelli che ho già fatto. Nel 2005 penso di aver dato un contributo importante al cambiamento del festival». Ci pensa come gran finale di carriera? «Potrebbe essere una bella chiusura».

‘Sticazzi

Infine dice di sentirsi nel punto del percorso della vita «in cui si restringono gli orizzonti. Ma sto bene, e resto fedele alla filosofa romana dello ‘sticazzi». Tradotto? «Bisogna gioire delle luci e accettare le ombre. Come scriveva Kurt Vonnegut: quando siete felici, fateci caso».

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