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Il successo, la caduta, il ritorno: il Baffo, re delle Televendite, e la sua attività da «20 milioni l’anno»

Roberto Da Crema, iconico volto della Tv anni Novanta, si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera

Anche le televendite hanno avuto la loro monarchia: se Wanna Marchi può esserne considerata la regina, il re è stato senza dubbio Roberto Da Crema, in arte Il Baffo. Energico personaggio di Pioltello, classe ’52, volto iconico degli anni Novanta e protagonista di una vita tanto rocambolesca che diventerà adesso il tema di un docufilm. Una storia a lieto fine: al successo nazionale è seguito un periodo decisamente buio, nel 2003, con l’arresto per bancarotta fraudolenta. Un reato per il quale verrà poi condannato: «Ho scontato un anno e otto mesi con la condizionale, pagato una multa da 650 mila euro. Ho sbagliato, anche molto, e lo ammetto», confessa in un’intervista al Corriere. Dove parla, però, anche del modo in cui è riuscito a rialzarsi: adesso guida 5 grandi magazzini sparsi per la Lombardia, dalla Brianza a Brescia, con 68 dipendenti.

Il ritorno in pista

«Ora sono i clienti a venire da me. Dopo il processo avevo deciso che non avrei fatto più televendite, non ce la facevo», spiega il Baffo. «Ma poi nel 2013 mi chiama un manager, amico, di Publitalia: abbiamo un sacco di roba dal cambio merci, la vuoi tu? Penso: torno in pista, è ora. Io non avevo il magazzino però sapevo che a Busnago un negozio cinese aveva appena disdetto l’affitto. Erano 300 metri quadri, in due giorni ho messo quattro lampadine, è arrivato il camion. Bancali ovunque, dentro alle scatole abiti di almeno dieci anni. Camicie con il collo a punta, capisce? Chi le poteva volere? Ho avuto un’idea». Ovvero utilizzare uno spazio notturno su Telelombardia per annunciare: «Dove le trovate più le camicie con i becchiiiii! Solo qui!». La mattina dell’inaugurazione, c’era la coda.

Un genio del marketing

Che Da Crema sia un genio del marketing non è un mistero. Nel corso della sua carriera pluriennale vanta «una lunghissima serie di affari ben fatti e clienti soddisfatti»: «Ho piazzato 600 mila forni, 400 mila scale. In tv facevo 50, 60 mila vendite al mese. Gli orologi Watch che richiamavano gli Swatch: 1,7 milioni di pezzi acquistati». Adesso, con la sua nuova attività, fattura «in un anno 20 milioni. I dipendenti sono 68. I metri quadrati di vendita complessivi quasi 7 mila, negli store abbiamo 432 mila tesserati». Una società a conduzione familiare: se il Baffo è addetto al marketing, suo figlio Moris, 49 anni, guida la logistica e mia figlia Valentina, 47, segue il personale ed è l’ad.

Le origini

Una dinastia di venditori, da generazioni: «Papà Diego faceva anche i mercati, mamma Anna vendeva bottoni. A papà un giorno proposero lo stock di detersivo Omino Bianco da piazzare porta a porta. Io avevo sei-sette anni e andavo con lui sulla Fiat 600 Multipla. Vendiamoli tutti, ‘sti flaconi!». Si lavorava anche nei weekend: «Papà commerciava il vino del nonno, metteva le damigiane sul tetto della macchina. Al Ponte della Becca ci fermano i carabinieri: è pericolosissimo! Io metto su una faccia piagnona: papà cerca di darci da mangiare e cerca di vendere di più, lo ha fatto solo questa volta. Ci hanno lasciato andare via. La settimana dopo però ci fermano ancora, stessa pattuglia. Il carabiniere mi fulmina: meglio se non dici niente…». Infine, la folgorazione per il piccolo schermo: «Su Telecolor, a Cremona, la prima televendita: ho passato 12 minuti non guardando in camera ma a raccontare un idromassaggio alla signora delle pulizie, la Sciura Maria. Quella dei tormentoni, che è vera…».

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