Comizio di Meloni in piazza del Popolo, l’attacco a Schlein: «Io dittatore, farete la lotta armata? Finita l’epoca dei Giuseppi cerchiobottisti» – Il video

La leader di FdI ha anche azzardato un paragone calcistico: «Dopo lo Scudetto, vinciamo la Champions: è un referendum tra due Europe»

«La sinistra cerca continuamente di usare l’Europa per impedire a un governo scelto democraticamente dagli italiani di realizzare il programma votato. Sono abituati a cercare il soccorso esterno contro chi non condividono in patria. E poco importa se ci rimette l’Italia». Queste le parole della premier Giorgia Meloni al comizio per la chiusura della campagna elettorale per le Europee in piazza del Popolo a Roma. L’attacco frontale all’opposizione da parte della Presidente del Consiglio prosegue: «Per la sinistra il suo personale destino vale sempre di più di quello di tutti gli italiani messi insieme: ormai si appellano apertamente senza pudore ai condizionamenti esterni, lo fanno ogni giorno per cercare di fermarci ma non funziona più».


Il paragone calcistico

Dal palco, Meloni ha avanzato un paragone calcistico: «Il punto è che ora si tratta di alzare la posta, portare la sfida in Europa. Come nel calcio: abbiamo vinto lo scudetto, adesso dobbiamo vincere la Champions». Ha sottolineato più volte come questo voto sia «decisivo»: «Per troppo tempo non abbiamo dato il giusto peso a questo voto e lo abbiamo pagato, che ci piaccia o no». Ma ora, ha aggiunto, «siamo a un punto di svolta, è importante che andiate a votare». Perché queste elezioni, a detta di Meloni, saranno «un referendum fra due visioni opposte»: «Da una parte un’Europa ideologica, centralista, nichilista, sempre più tecnocratica. Dall’altra la nostra Europa, coraggiosa, fiera, che non dimentica le sue radici perché definiscono chi siamo, ci aiutano a orientarci nel buio della paura». La premier ha inoltre aggiunto: «Qui si fa la storia, e quella storia possiamo essere noi, come visione politica. Abbiamo cullato il sogno di un’Europa unita per dare forza alla nazione a cui apparteniamo, non per disintegrarla. L’Unione europea deve essere partner degli Stati nazionali, non una sovrastruttura che soffoca gli Stati nazionali».


Un voto «decisivo»

«Puoi anche non interessarti dell’Europa, potrà continuare a regolamentare e essere inefficace negli scenari di crisi che abbiamo alle porte di casa o fare meno cose e farle meglio, dipende da voi. Potrà continuare a fare la bella addormentata», o «investire di più sulla sicurezza anche per contare di più nelle decisioni». L’Ue, ha continuato, «potrà farci pagare 50-70 mila euro di tasca nostra o rispettare le specificità nazionali incentivando l’efficientamento energetico senza obblighi insostenibili. Potrà continuare a seguire le eurofollie green e condannarci a nuove dipendenze o perseguire sostenibilità ambientale, economica e sociale. Potrà occuparsi dell’immigrazione incontrollata filosofeggiando su ricollocamenti inefficaci o controllare le frontiere esterne bloccare le partenze».

La domanda ad Elly Schlein

La leader di FdI aveva in precedenza ricordato l’attacco ricevuto dall’eurodeputato socialista Schmit: «Qualche giorno fa il candidato alla presidenza della commissione dei socialisti, tale signor Schmit, ha detto che i conservatori sono una forza non democratica, secondo il candidato di Elly Schlein e del Pd io che sono presidente dei conservatori e presiedo il governo italiano dopo essere stata eletta “non sarei democratica”. Chiedo pubblicamente alla segretaria del Pd di dire se condivide o no queste parole ma non scappi anche stavolta. Elly, è una domanda semplice, condividi si o no che io non sia una leader democratica?».

E ancora: «Voi fornite alibi agli estremisti per avvelenare le nostre democrazie con l’odio politico, e vi presentate come forze responsabili… È vergognoso che si usino questi temi per raggranellare qualche voto. Se non sono un leader democratico, cosa sono? Sono un dittatore? E se sono un dittatore, cosa si fa? La lotta armata per depormi? Sono dichiarazioni deliranti, irresponsabili, di gente che per raggranellare mezzo voto scherza con il fuoco. Signor Schmit, spero si renda conto di quello che dice: cosa accadrebbe se qualcuno dovesse prenderla sul serio, se qualche fenomeno imbevuto di idee estremiste dovesse passare alle vie di fatto?».

Il messaggio ai militanti di FdI

Meloni ha aperto il comizio con un messaggio agli alleati di centrodestra: «Vorrei che mandaste da qui un abbraccio ad Antonio Tajani e a Matteo Salvini, impegnato in un’analoga manifestazione a Milano. Un governo con programma ambizioso da portare avanti con un orizzonte di legislatura». Meloni ha provato così a sgombrare il campo da polemiche e attriti con gli altri partiti di governo, ognuno impegnato con la propria campagna elettorale visto che alle Europee si vota con il sistema proporzionale. E insiste sul legame con la piazza e i militanti: «Dicono che ormai le campagne elettorali e la politica in generale si facciano soprattutto in rete e sui social. Non per noi. Per noi le campagne elettorali si fanno soprattutto guardando le persone negli occhi, perché le persone possano vedere se il nostro sguardo è sincero. Noi non rinunceremo mai alla piazza, a stare in mezzo alla nostra gente, e per ricordarci chi siamo è qui che torneremo, in piazza, in mezzo alla gente».

Nel retropalco La Russa e i ministri di FdI

La presidente del Consiglio, arrivata sul luogo a bordo di un’auto di scorta, era stata accolta tra gli applausi del pubblico e dei sostenitori del partito. Tra i presenti spicca il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Sul palco, accanto alla leader, diverse personalità di rilievo FdI, tra cui la sorella Arianna Meloni, Giovanni Donzelli, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, oltre a numerosi parlamentari. Il pubblico, sventolando bandiere del partito e tricolori, ha accolto con un’ovazione il video celebrativo della leader che ha mostrato il recente incontro al vetriolo tra Meloni e il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, facendo calare il gelo a Caivano. I primi a intervenire sul palco sono stati i sindaci.

Spunta il leghista Angelucci

Tra i presenti che da subito hanno catturato l’attenzione c’è sicuramente il deputato della Lega, Antonio Angelucci, editore di Libero, Il Giornale e Il Tempo che si è posizionato in disparte vicino al palco. Sollecitato sul perché fosse all’evento di FdI e non a quello della Lega a Milano, ha spiegato di essere a Roma per motivi di salute, avendo «il colpo della strega alla schiena», motivo per cui non ha potuto partecipare all’evento a Milano con il leader del Carroccio, Matteo Salvini. Scortato da due guardie del corpo, si è successivamente spostato nell’area dietro il palco, dove poco dopo è arrivata la presidente del Consiglio.

Il premierato

«Il premierato sta procedendo in parlamento nonostante sinistra e 5 stelle stiano facendo opposizione che non hanno riservato a nessun altro provvedimento di questo governo – ha detto ancora Meloni – perché a loro proprio non va giù l’idea che possano essere i cittadini a decidere, vogliono che continui a decidere il palazzo, altrimenti il Pd come avrebbe fatto a governare perdendo le elezioni, come avrebbe fatto Conte a diventare presidente del consiglio quando gli italiani nemmeno sapevano chi fosse?»

L’attacco al Ms5s

«Non voglio dire niente del M5s – ha proseguito la premier, chiedendo alla piazza di non fischiare – che prendeva ogni decisione sulle piattaforme online e ora ci dice che è autoritario che i cittadini scelgano direttamente da chi essere rappresentanti. Da trasformare il parlamento in palazzo di vetro a partito consociativo della prima repubblica il passo è breve: c’è una coerenza nella capacità di tradire tutte le promesse che avevano fatto»

La guerra in Ucraina

«Davanti all’invasione russa dell’Ucraina in molti credevano che l’Italia sarebbe stata l’anello debole. Ma è finita l’epoca degli spaghetti e mandolino, dei Giuseppi che cambiano alleanze al primo soffio di vento, della sinistra cerchiobottista. Ora l’Italia è a schiena dritta, difende l’interesse nazionale e costruisce la pace dimostrando fermezza. Perché la pace si costruisce con la deterrenza, non con la vigliaccheria, che il più potente incentivo possibile a nuove invasioni e guerre»

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