Giovani scomparsi nel fiume Natisone, indaga la procura: la scia di errori prima di sparire, i dubbi sui cartelli ignorati
La procura di Udine ha aperto un fascicolo informativo sui tre ragazzi dispersi dopo essere stati travolti dalla corrente del fiume Natisone lo scorso 31 maggio. Lo ha confermato al Messaggero Veneto il procuratore capo Massimo Lia. L’indagine al momento è senza indagati né ipotesi di reato. Le ricerche di Cristian Casian Molnar, 25 anni, Patrizia Cormos, 20 anni, e Bianca Doros, 23 anni, vanno avanti ormai da quasi 48 ore e le speranze di ritrovare vivi i tre ragazzi sono sempre più ridotte. Uno dei passaggi inevitabili per la procura sarà quello di accertare quali e quanti errori siano stati commessi prima che i giovani scomparissero inghiottiti dal fiume. Ed eventualmente individuare le responsabilità una volta accertati i fatti.
A pesare sulla vicenda sono innanzitutto i diversi errori che gli stessi ragazzi avrebbero commesso prima di calarsi in acqua. Quel giorno i tre avevano deciso di fare una gita al fiume per festeggiare e concedersi un po’ di relax. La 20enne Cormos, residente a Basaldella di Campoformido e iscritta al secondo anno dell’Accademia di Belle Arti di Udine, aveva appena superato un testo per l’accesso a un esame in programma a luglio. La 23enne Doros era arrivata dalla Romania appena tre giorni prima e aveva raggiunto i genitori, che vivono a Udine. Il 25enne Molnar, fidanzato di Patrizia Cormos, arrivava dall’Austria dove abita col fratello e voleva trascorrere finalmente un po’ di tempo con la sua compagna.
Una non sapeva nuotare
Dalle prime ricostruzioni finora raccolte, i ragazzi sono arrivati al fiume alle 13.20 circa di venerdì 31 maggio. Quando hanno parcheggiato l’auto e iniziato a scendere verso il greto, ricorda Repubblica, c’era il sole e sul ghiaione non c’era acqua. I tre non avrebbero avuto alcun sospetto che di lì a poco sarebbe arrivata una piena. Le immagini drammatiche delle 14 di venerdì con il tentativo fallito di salvataggio dei ragazzi, prima che scomparissero, avevano fatto pensare che almeno una di loro, Patrizia Cormos, non sapesse nuotare. E a confermarlo al sindaco di Premariacco sarebbe stato chi conosceva la ragazza: «Quei ragazzi si sono trovati nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Senza rendersi conto di quel che stava avvenendo attorno a loro».
Il panico
Nel giro di pochi minuti il livello dell’acqua si è alzato e così la forza della corrente, dopo le piogge delle ore precedenti che avevano ingrossato il fiume. Come aveva raccontato l’autista dell’autobus che per primo ha visto i ragazzi in difficoltà e ha lanciato l’allarme, i tre sembravano «impanicati». E non si sarebbero resi conto che da quella sorta di isolotto su cui erano rimasti c’erano appena due metri a separarli dalla sponda. In quel momento secondo l’uomo l’acqua non era ancora troppo alte e sarebbe arrivata appena al busto. Ma i ragazzi non se la sarebbero sentita di guadare il fiume.
Il giallo dei cartelli
È possibile che i tre non conoscessero bene la zona, da qui la scelta di passare del tempo vicino a quel fiume. D’estate in quel tratto in tanti arrivano per stare su quella spiaggetta di ghiaia. E proprio quando c’è maggior flusso di persone nella stagione più calda, quella zona è anche piena di cartelli che avvertono sul divieto di balneazione e sul rischio di annegamento. Ma non è ancora chiaro se quei cartelli ci fossero e se sono stati visti quando i tre ragazzi hanno deciso di concedersi un po’ di relax vicino al fiume Natisone.
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