Giuseppe Conte verso le Europee: «Il Superbonus andava governato, Meloni e Giorgetti incapaci. La priorità a Bruxelles? Scegliere tra guerra e pace» – La videointervista

Il leader del Movimento cinque stelle ad Open: «Ogni eletto dei cinque stelle sarà costruttore di pace. Ci attaccano sul Superbonus ma io l’ho governato per cinque mesi, i successivi governi, con l’attuale ministro dell’Economia, per tre anni»

Giuseppe Conte guida il Movimento cinque stelle in una sfida complicata, quella delle Europee, con sondaggi buoni ma non entusiasmanti e uno schema di alleanza che sembra tornare a premiare i “vecchi” gruppi europei. Con Open, però, si mostra tranquillo di un risultato che si saprà far sentire, specie sul tema della pace, con nuove alleanze “ma sempre nel campo progressista”. E respinge al mittente i continui attacchi sul Superbonus: “E’ stato uno strumento potente ma andava governato, io l’ho gestito per cinque mesi, Giorgetti per tre anni. Se si accorge ora degli eventuali problemi è un incapace”.


Siamo a due settimane dalle elezioni europee. Sono circolati sondaggi anche molto diversi tra loro. Lei quale soglia considera accettabile a questo punto per il MoVimento 5 Stelle?


«Siamo in democrazia, la soglia accettabile è quella che stabiliscono i cittadini e bisogna sempre prenderne atto, però davvero confido che ci sia una grande risposta. Siamo in Europa, o cittadini non devono distrarsi, devono venire a votare, devono assumersi anche la responsabilità di distinguere. Non siamo tutti uguali, noi ci battiamo per la pace, non per la guerra, ci battiamo per lottare contro la logica dell’austerità che è ritornata col “pacco” di stabilità. Abbiamo bisogno di politiche espansive, dobbiamo investire ma non, come ci sta dicendo il governo Meloni e come ci stanno dicendo anche in Europa, in maggiori investimenti militari, dobbiamo investire in un’Europa più verde, un’Europa pulita, un’Europa che lotti contro i cambiamenti climatici, un’Europa che contrasti l’inquinamento e il consumo di suolo, dobbiamo ad esempio batterci per non finanziare più allevamenti super intensivi che trattano con crudeltà gli animali, ma incentivare pratiche di allevamento più virtuose. E poi l’Europa dei diritti. E’ importante sicuramente avere un buon numero di europarlamentari ma, non basta e l’abbiamo dimostrato nella precedente legislatura europea: non eravamo appartenenti a nessun gruppo, eravamo un gruppo autonomo ma siamo stati determinanti per far partire la Commissione von der Leyen e avviare quel Green Deal che adesso si sta infrangendo contro questo delirio collettivo della corsa al riarmo».

Ha citato alcuni punti della vostra campagna, diciamo il principale.

«Il più importante adesso è pace o guerra, c’è poco da fare, non ci sono terze vie. Ci stanno portando in guerra, siamo sull’orlo di un conflitto mondiale. Tra un attimo invieremo le truppe, ne stanno già discutendo, anche se sono preoccupati ovviamente che l’opinione pubblica comprenda la situazione. Stoltenberg, Marcon, Scholz, sono già d’accordo, dobbiamo usare anche i missili a lunga gittata per colpire il territorio russo. Voi capite che con una Russia che ha seimila testate atomiche, questa logica è una follia. Cioè noi stiamo intanto in guerra e non ci accorgiamo, non ce lo dicono eppure. E abbiamo Giorgia Meloni che ci dice no ma su queste cose bisogna essere prudenti. Ma come puoi essere prudente tu Giorgia Meloni? Sei venuta in Parlamento a dire “io scommetto sulla vittoria militare sulla Russia”. Questa scommessa è fallita, ne vogliamo prendere atto? Non era più produttivo investire tutti questi sforzi in un negoziato di pace? Ora dovranno ascoltare i cittadini italiani».

Sul tema della pace, voi avete una posizione molto netta sia sull’Ucraina sia su Gaza, altre formazioni dell’opposizione, però, proprio su questo tema hanno messo in campo nomi più simbolici…

«Anzi io credo che sia una forza, la garanzia che tutti i nomi che sono nelle nostre liste saranno costruttori di pace. Abbiamo anche testimonianze qualificate, dei valori aggiunti, però sono scelte mirate. Faccio un esempio per tutti, Ugo Biggeri, visto che parliamo di pace, è stato il presidente e fondatore di Banca Etica e fa parte della rete per il disarmo che si è battuta per introdurre la legge 185 del 90, quella che impone trasparenza nella vendita e nel commercio di armi e che infatti il governo vuole modificare. Biggeri è un testimone qualificato, ma vi assicuro che qualsiasi iscritto nelle nostre liste, dal primo all’ultimo, sarà coerentemente costruttore di pace. Altre forze politiche, lei lo ha ricordato, hanno fatto scelte diverse, però l’abbiamo visto, per esempio, Marco Tarquinio, indipendente è candidato nel PD, ha fatto un’uscita sulla Nato ed è stato redarguito coi vertici del partito a dire “non fa lui la linea politica”. Ma allora, scusate, che l’avete candidato a fare?»

Alla Camera ha fatto un intervento duro sul Patto di stabilità. Qual è il punto?

«Il punto è che non è un patto di stabilità, per l’Italia sarà un pacco di stabilità, un nodo scorsoio, giugolatorio che ci soffocherà, soffocherà la nostra crescita, soffocherà le politiche del lavoro. Noi abbiamo 4 milioni sottopagati, lavoratrici e lavoratori che prendono 3-4 euro l’ora. Abbiamo assolutamente la necessità di intervenire per tagliare il costo del lavoro, ormai abbiamo una perdita di acquisto verticale, abbiamo segnato dei punti negativi rispetto agli altri paesi che hanno migliorato il potere d’acquisto salariale dei lavoratori. Abbiamo 5.700.000 cittadini poveri, in povertà assoluta, non hanno di che mangiare. E che cosa opponiamo? Andiamo a Bruxelles e ce ne torniamo sorridenti che l’asse franco tedesco ci impone il ritorno di un pacco di stabilità. Attenzione, la logica dell’austerità peraltro non ci ha mai fatto crescere. Era un’illusione tenere i conti in ordine, in realtà noi abbiamo soffocato la domanda interna, l’ha riconosciuto anche Monti. Questa vecchia logica dell’austerità cosa fa alla fine? Non ti fa costruire delle politiche oculatamente espansive e a quel punto lì tu tagli, tagli, tagli e i conti pubblici non rientrano. Lo abbiamo dimostrato con politiche espansive programmate durante la pandemia per far ripartire il paese. Abbiamo iniettato 200 miliardi a favore della tutela e della protezione del sistema produttivo. Abbiamo investito tantissimo in transizione 4.0 per far crescere e rendere più competitive le nostre imprese. Tutti i nostri interventi, compresi il tanto denigrato, da Giorgia Meloni, Superbonus, ci hanno consentito di ridurre il rapporto debito Pil di 17,6 punti. Se fai crescere il Pil e tieni sotto controllo la spesa, si riduce più facilmente il debito e adesso invece Giorgia Meloni è andata in Europa doveva far cambiare la musica in Europa la musica è cambiata solo per Fratelli d’Italia. Non hanno neppure combattuto la battaglia. L’unica forza politica che a livello di europarlamento, ha votato in modo contrario è stato il Movimento 5 Stelle».

Parlamento europeo vuol dire anche alleanze, gruppi politici a cui potreste partecipare. In passato c’è stato un dialogo con Pse-SD, oggi alcuni giornali ipotizzano che possiate fare un’alleanza con Sahra Wagenknecht. Cosa c’è di vero?

«Se è una sorpresa non può essere rivelata, verrà rivelata a tempo debito. Ovviamente ci stiamo preparando per essere ancora più incisivi. Non è questione di avere un numero di voti, puoi avere pure 100 europarlamentari, ma se non hai coraggio, non hai determinazione, che cosa te ne fai? Noi abbiamo chiarezza di linea, coerenza di azione, forza, determinazione, sappiamo farci valere, non ci spaventa nulla quando si tratta di difendere l’interesse nazionale. Ovunque saremo, ovviamente nell’area progressista, diremo tanti no all’austerità, tanti no alla strategia militare, alla guerra, no a ritornare indietro sulla transizione ecologica, e diremo no alla corruzione che è arrivata nel cuore dell’Europa, come ha dimostrato il Qatargate, vi ricordate i bustoni pieni di banconote? Un’inchiesta raccapricciante. E i diritti per tutti, il gender gap, la differenza retributiva uomo-donna, in Italia le donne prendono in media il 10-11% in meno degli uomini».

Ha citato il momento in cui avete sostenuto Ursula von der Leyen nella nascita della precedente Commissione europea. Quali sono gli schieramenti che dovrebbero esprimere il prossimo Presidente della Commissione?

«E’ chiaro che c’è anche un’idea di rimescolamento. Definire adesso gli equilibri direi che è impossibile quel che è certo è che i nostri voti serviranno ovviamente in uno schieramento progressista per indirizzare, un negoziato di pace ai conflitti in corso per dire no con forza al massacro di Gaza. Una carneficina con 35.000 vittime civili palestinesi. In questi giorni a Rafah abbiamo visto bambini e donne arsi vivi. Ma cosa dobbiamo aspettare? Il nostro governo che fa? Per tre volte si astiene all’Assemblea delle Nazioni Unite? Per tre volte tutte le risoluzioni fondamentali per dire cessate il fuoco, tregua, interventi umanitari veri che neppure questi quasi consentono. Non possiamo accettare una cosa del genere».

Venendo alla politica nazionale, si è parlato di un raffreddamento di rapporti fra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Lei ha messo al centro le indagini che sono emerse nell’ultimo periodo. Lo ha fatto perché ritiene che sia un problema più generale del caso specifico, un problema che investe tutta la classe dirigente del Pd?

«Non voglio parlare del Partito Democratico, siamo in campagna elettorale, non mi piace fare la campagna contro gli altri. Però è chiaro, se parliamo di casi di corruzione, le inchieste riguardano tutte le forze politiche, meno il Movimento 5 Stelle, c’è poco da fare. Da Nord a Sud, da Torino, alla Liguria, Bari, Avellino, Palermo, Catania, dappertutto, ormai è un dilagare di corruzione, di malversazione, di episodi che denotano un sistema in cui la politica si contamina gli affari. Perché non siamo coinvolti noi, è presto detto. Chi viene da noi sa che deve tagliarsi le indennità. Abbiamo accumulato nel corso del tempo 100 milioni restituiti in opere utili per la collettività. Chi viene da noi sa che c’è il vincolo del doppio mandato. Chi entra in politica per fare carriera non vuole rispettare il vincolo del doppio mandato. Noi non accettiamo transfughi. Questi che fanno scambio politico mafioso, addirittura c’è un tariffario, si paga il voto 10, 20, 50 euro, ecco da noi non vengono. Preferiamo sui territori rimediare un risultato modesto, a volte anche scarso, ma essere fedeli ai nostri principi e ai nostri valori».

Qualche volta c’è stata qualche inchiesta in passato che ha toccato il Movimento 5 Stelle, esempio il caso Parnasi, Stadio della Roma. In quel caso pensate aver espresso con maggiori anticorpi una reazione ai consiglieri che erano stati toccati?

«La vicenda non ha riguardato assolutamente la sindaca Raggi che è uscita indenne e con tutti gli onori da qualsiasi accusa che le è stata fatta, con la foga anche di un sistema mediatico che si sommava alla legittime inchieste della magistratura, poi risolte in un nulla di fatto. C’è stato un nostro consigliere coinvolto è stato un attimo dopo messo fuori alla porta. Non posso garantire che noi non avremo mai un episodio di malaffare ma posso garantire che non potrà mai essere sistemico e, se un caso dovesse capitare, state tranquilli che non guarderemo in faccia a nessuno».

Si discute ciclicamente di Superbonus, prescindendo da chi decise cosa all’epoca e per quanto tempo, oggi secondo lei una misura del genere avrebbe senso in quei termini?

«Sul Superbonus si sta consumando il più grande inganno mediatico di Giorgia Meloni. Non è l’unico: lei inganna addirittura i cittadini nella scheda elettorale, mettendo il suo nome. Non si è mai visto in nessun stato membro che un Presidente del Consiglio o Capo di Stato mette il suo nome quando sa di non poter andare all’Europarlamento e addirittura dice “votatemi, scrivete soltanto Giorgia”. Ma sul Superbonus sta consumando il più grande inganno mediatico. Ne parla male ma non dice, ad esempio, che tanti esponenti di Fratelli d’Italia – posso fare i nomi: Fazzolari, Mollicone, tanti altri – si sono sperticati nel presentare proposte per prorogare ed estendere l’ambito applicativo di questa misura. Vale anche per gli esponenti della Lega. Non solo: abbiamo concepito questa misura come uno strumento potentissimo per far ripartire velocemente la nostra economia e abbiamo fatto in tre anni, più 13% di Pil, cioè siamo ritornati al miracolo economico degli anni ’60 e abbiamo ridotto il rapporto debito Pil di 17,6 punti. Che cosa è successo? che la misura risale a un provvedimento normativo del giugno 2020, il decreto attuativo, quello che ha permesso poi la prima applicazione, risale all’autunno del 2020. Ci hanno fatto cadere nel febbraio 2021, quindi il sottoscritto ha la responsabilità di aver avviato una misura che andava governata, l’ha governata per qualche mese, poi chi è subentrato? Draghi, il governo dei migliori, super banchiere, super economista, con a fianco chi? Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico. Giorgetti sono tre anni che sta governando il Superbonus , incluso adesso, come ministro dell’Economia. Sa quanti provvedimenti hanno fatto tra Draghi e Meloni sul Superbonus? Quante modifiche?»

No

«Purtroppo non lo so neppure io. Anche se sono lì in Parlamento, ho seguito tutto… mi sono perso. Credo che ci siano state più di 30 modifiche. Meloni l’ha cambiato, ricambiato, eccetera. Oggi si sveglia dopo averlo gestito e dice che è un disastro per i conti pubblici. Allora però sono degli incapaci. Avevano un accesso diretto a fonti tra Enea, Agenzia delle Entrate e Ministero MEF. Potevano e dovevano monitorarlo. Se è stato un grande disastro nei conti pubblici, ma non c’è traccia perché non c’è buco, loro sono i principali responsabili, dovrebbero dimettersi e andare a casa. Invece cosa stanno facendo? Parlano di Superbonus, tacendo tutti i benefici, non sto qui a ripetere, 900 mila nuovi occupati, taglio di emissioni di CO2, bolletta risparmiata, grandissimo volano, se consideriamo anche benefici indotti, e parlano soltanto degli aspetti del costo. Non è un superbonus, è un super alibi, è un inganno, una truffa mediatica che Giorgia Meloni sta confezionando perché non ha nessuna idea di rilancio della nostra economia, nessuna spinta per la nostra competitività. Vi dico un solo dato, gli imprenditori sanno di che cosa parlo. Hanno cancellato Transizione 4.0. Significa iperammortamento, superammortamento, cioè concretamente agevolazioni fiscali per poter rinnovare il parco dei macchinari, le dotazioni informatiche, tutte cose fondamentali per l’imprenditore, per migliorare la competività, hanno cancellato tutto per fare cassa qua e là. Annunciano Transizione 5.0, ma mancano i decreti, mancano i soldi, non hanno idee, sono dei dilettanti che purtroppo non stanno andando loro allo sbaraglio, stanno mandando l’Italia allo sbaraglio e infatti il risultato qual è? 13-14 mesi consecutivi di calo della produzione industriale».

Ultima domanda sulla politica italiana. Per ora non c’è crisi di governo, ma qualora si dovesse votare in tempi brevi, secondo lei, l’opposizione, che criterio dovrebbe darsi per scegliere un candidato premier? E in caso la scelta non riguardasse il Movimento 5 Stelle, lei accetterebbe di far parte di un governo in cui il premier è qualcun altro?

«Il MoVimento non accetta di discutere di candidati come, diciamo, premessa per sedersi a un tavolo. non imponiamo nostri e non accettiamo altrui candidati. Per noi la politica non si fa con un ragionamento di vertice a tavolino, non è un casting, non può funzionare così».

Quindi il criterio quale dovrebbe essere?

«Come sempre costruire un’alternativa di governo. Come allora il Pd ha accettato di convergere su di noi sul Salario minimo legale, addirittura anche Calenda penso che l’abbiamo preso nella giornata giusta, adesso c’è da lavorare per la riduzione del tempo di lavoro a 32 ore in via sperimentale, c’è da da pensare a quei 5.700.000 cittadini che sono in povertà assoluta cioè non hanno di che mangiare. Hanno inseguito quelli con il reddito di cittadinanza e dove sono le opportunità di lavoro? Sono al palo. In certi territori non c’è lavoro, i percettori del reddito erano persone poco qualificate anche sul piano lavorativo. Dobbiamo costruire un percorso, un’alternativa in termini di programmi, progetti, ovviamente faremo valere tutte le nostre priorità, non possiamo essere ambientalisti la domenica come è stato col governo Draghi, quando il PD predicava la svolta ecologica e poi ha fatto inserire la norma per costruire un nuovo inceneritore a Roma. Con coerenza costruiamo i temi, i progetti, gli obiettivi e poi cercheremo di individuare una squadra, direi che non è solo il problema del vertice. Il Presidente da solo non fa nulla, cioè bisogna anche fare in modo che la squadra sia tutta di persone competenti, serie, affidabili, qualificate per poter raggiungere degli obiettivi che vengono annunciati con chiarezza agli elettori».

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