Elodie scimmiotta Mahmood, un gigante Pino D’angiò, inspiegabile Bello Figo – Le nostre recensioni delle uscite della settimana

Angelina Mango – Poké melodrama

Quello di Angelina Mango è davvero un ottimo prodotto pop (qui la nostra intervista). I pezzi di questo Poké melodrama sono tutti oggettivamente efficacissimi, riflettono tutti un carisma assolutamente ipnotico, che poi è la skill fondamentale della ragazza, una di quelle cose che non si imparano a scuola: o ce l’hai o non ce l’hai e cavolo se lei ce l’ha. Accanto a hit già ampiamente carburate, come Fila indiana e Che t’o dico a fa’, che hanno fatto da apripista a La noia, ai duetti con Mengoni e Bresh, entrambi calibrati benissimo, rispettivamente Uguale a me e Diamoci una tregua, fino a brani come Gioielli di famiglia o Crush o Edmund e Lucy (forse quelli che ci hanno colpito di più), Angelina Mango prova a comunicare qualcosa. Il tema principale è la crescita, l’accelerata che le ha rivoluzionato la vita torna nel disco, anche in maniera dura, con un’onestà ammirevole e un gusto pop impeccabile. Tutta fatica non dovuta, gli album ormai vivono di pochi pezzi che vanno bene e il resto viene trascinato per inerzia. Questo suo primo anno di vita artistica ne è la prova, lei invece in quel resto ci piazza su tutta la sostanza, tutto ciò che aveva da dire, creando un equilibrio solido e funzionante tra la carriera da popstar, ex talent, che non può deludere le aspettative di un pubblico più largo, il tesoretto che sta innaffiando a dovere, e la pura esigenza artistica, quella che spesso, quando c’è (e non c’è spesso), viene messa da parte per lasciar spazio a progetti furbetti. Angelina Mango passa sopra certi approcci così anacronistici dimostrando che l’intrattenimento puro e il cantautorato, se non impegnato perlomeno diligente, corretto, esatto, non sono due alternative opposte ma possono serenamente convivere. In questo senso Poké melodrama potrebbe fare scuola, anzi, speriamo la faccia.