Chi è Claudia Sheinbaum, la prima donna presidente nella storia del Messico – Il video
I suoi collaboratori più fidati la chiamano la Doctora, in omaggio alla sua professione d’origine, quella di scienziata del clima. Ma da oggi sarà per tutti, più semplicemente, la Presidenta. Claudia Sheinbaum Pardo, 62 anni tra pochi giorni, è la nuova presidente del Messico. Dal prossimo 1° ottobre, quando assumerà formalmente l’incarico, la candidata del blocco progressista Movimento di rigenerazione nazionale (“Morena”) diventerà la prima donna nella storia del Paese a ricoprire tale incarico. Le proiezioni sull’esito delle elezioni di questa domenica pubblicate nella notte dall’Istituto nazionale elettorale non hanno lasciato spazio a dubbi: a Sheinbaum, “delfina” del presidente uscente Andres Manuel Lopez Obrador, sono andati tra il 58,3 e il 60,7% dei voti; la principale sfidante, Xóchitl Gálvez, è rimasta staccata a distanza siderale, tra il 26,6 e il 28.6% dei voti. Lo spoglio ufficiale dei voti proseguirà per tutta la giornata di lunedì, ma Gálvez – candidata del fronte conservatore – ha già riconosciuto la sconfitta e inviato le sue congratulazioni a Sheinbaum. «Ho riconosciuto il risultato perché amo il Messico e so che se il suo governo farà bene, il nostro Paese farà bene. Senza dubbio, è una pietra miliare storica che il nostro Paese abbia il suo primo presidente donna», ha detto la candidata sconfitta. «Grazie a tutti i messicani. Oggi abbiamo dimostrato con il nostro voto che siamo un popolo democratico. Non vi deluderò», ha scritto invece sui social nella notte la neo-presidente. Dedicando la vittoria in particolare a due soggetti chiave: da un lato il suo mentore, Lopez Obrador – «un uomo eccezionale e unico che ha trasformato in meglio la storia del nostro Paese» – dall’altro le donne messicane. «Come ho già detto in altre occasioni, non arrivo da sola. Siamo arrivate tutte, con le nostre eroine che ci hanno regalato la nostra patria, con le nostre antenate, le nostre madri, le nostre figlie e le nostre nipoti», ha detto Claudia Sheinbaum, promettenddo che «il nostro governo sarà onesto, senza influenze, senza corruzione né impunità».
Dalla scienza alla politica
La neo-presidenta proviene da una famiglia ebraica, pur se non osservante: i suoi nonni paterni giunsero in Messico dalla Lituania negli anni ’20, quelli materni negli anni ’40 dalla Bulgaria. Il pane quotidiano, in famiglia, è la scienza: il padre, Carlos Sheinbaum Yoselevitz, è ingegnere chimico, la madre, Annie Pardo Cemo, biologa di fama, mentre il fratello è fisico. Lei stessa si è laureata in fisica all’Università nazionale autonoma del Messico, dove ha poi conseguito anche il dottorato in ingegneria energetica – svolgendo studi anche a Berkeley. Premiata nel 1999 come miglior giovane ricercatore dell’ateneo in ingegneria e innovazione tecnologica, nel 2007 Sheinbaum è stata selezionata tra gli esperti mondiali nel settore dell’energia dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, l’ente Onu che stila i più solidi rapporti internazionali sul cambiamento climatico, che proprio quell’anno ha vinto il Premio Nobel per la Pace. Alla causa pubblica Sheinbaum si è dedicata fin da giovane come attivista politica nei gruppi universitari di sinistra. Alla politica vera e propria è approdata per la prima volta nel 2000, all’ombra proprio di Lopez Obrador, diventato quell’anno governatore di Città del Messico. Il suo incarico di assessora all’Ambiente termina con la fine di quel mandato (2006). Ma il grande salto a un ruolo da protagonista è solo rinviato. Dopo un triennio da sindaca di Tlalpan, nel 2018 è eletta alla guida di Città del Messico, di cui diventa la prima governatrice donna ed ebrea. Incarico lasciato un anno fa, a giugno 2023, proprio per preparare la corsa alla successione di Lopez Obrador alla guida del Paese, coronata ieri da un consenso mai raggiunto da nessuno – se le proiezioni saranno confermate – da quando nel 2000 il Messico è una democrazia multi-partitica.
Le promesse e la realtà
Sheinbaum ha stravinto le elezioni con il sostegno di Morena, la formazione fondata da Lopez Obrador nel 2011, del Partito del lavoro e degli ecologisti. Nella campagna elettorale – condotta nel nome dello slogan “Per il bene di tutti, prima i poveri” – ha promesso di proseguire il lavoro svolto dal suo predecessore. Nei suoi sei anni alla guida del Messico, Lopez Obrador ha raddoppiato il salario minimo, ridotto il tasso di povertà e quello di disoccupazione e rafforzato il valore del peso. Terreno sociale su cui la neo-presidenta ha già messo in chiaro di voler continuare a muoversi – con un focus aggiuntivo sulla lotta alla violenza contro le donne. In coerenza con le sue competenze, una parte rilevante del suo programma era dedicata poi all’ambiente – acqua, foreste, energie rinnovabili, infrastrutture. D’altra parte Sheinbaum dovrà dare risposte alle ansie dei messicani sul fronte della sicurezza: mai come negli anni della presidenza di Lopez Obrador sono state uccise tante persone (185mila), ricorda Reuters, che evoca anche lo spettro del rafforzamento delle gang criminali nell’ultimo quinquennio. Soltanto in quest’ultima campagna elettorale – si correva anche per cariche locali in tutto il Paese – sono stati uccisi 38 candidati. L’altro fronte “securitario” di cui la neo-presidenta dovrà occuparsi è quello alla frontiera nord, con gli Stati Uniti inquieti per i grandi flussi di migranti che premono al confine – ma anche per i traffici dei cartelli della droga, specialmente quelli coinvolti nell’introduzione negli Usa del fentanyl o delle sue componenti. Se Donald Trump dovesse rivincere a novembre, a queste due questioni potrebbe affiancarsi pure la minaccia del bando totale alle auto cinesi fabbricate in Messico. Sheinbaum, che El Paìs descrive come una lavoratrice indefessa, perfezionista ed esigente coi suoi, dovrà dimostrare che la sua esperienza alla guida della capitale le ha dato – oltre che lo slancio elettorale – pure le capacità e la fermezza necessarie a governare un quadro tanto complesso.