Edi Rama e i centri migranti in Albania: «Sono in ritardo? Colpa dell’Italia»
Il presidente dell’Albania Edi Rama ci tiene a far sapere che se i due centri per i migranti Shengjin e Gjader sono in ritardo è per colpa dell’Italia. Dovevano essere pronti a maggio, arriveranno a novembre ma «la nostra parte non è coinvolta con i piani di lavoro. L’accordo è di cinque anni e tutto il resto è nelle mani della parte italiana», dice oggi al Fatto Quotidiano. Rama ha smentito di aver detto a Repubblica che i centri non potranno funzionare, ma puntualizza: «Se si riesce o non si riesce nel giro di un mese a far ruotare 3.000 persone non lo saprei dire. Lo potrà dire solo la prova dei fatti». Ma ci tiene anche a smentire che i centri nascano in una zona dove la malavita albanese fa traffico di esseri umani: «Questa descrizione è semplicemente vergognosa: quell’area del Paese è tra le più affollate di tutta la costa adriatica. Piena di turisti da tutta Europa».
Edi Rama e i clan albanesi
Il presidente dell’Albania smentisce le accuse del suo ex vice Arben Ahmetai, che sostiene che Rama abbia rapporti con i clan albanesi: «Io credo che l’Albania non meriti questo perché mai come adesso nella sua storia sta vivendo una nuova era di cambiamento nella giustizia. Il mio ex-vice è uno di questi soggetti sul quale pende anche un mandato di cattura internazionale. E, come ho detto a Report, fare di un latitante una fonte di spettacolo mediatico senza mostrare una sola prova per sostenere la gravità di tale enormità. Non è giornalismo d’inchiesta ma di fango».
Poi replica a Report: «La mia è una reazione umanamente sacrosanta a un abuso della libertà d’informazione nel servizio pubblico italiano. Dove il limite tra verità e falsità è stato totalmente sciolto! E poi ti dicono “ma si chiama giornalismo d’inchiesta”… Ma no, sembra una copia democratica del tipo d’inchiesta da inquisizione dei tempi di Enver Hoxha (dittatore comunista, ndr). Con interrogatori della polizia segreta e processi stalinisti. Sono sicuro che Piero Manzoni ne avrebbe fatto un altro capolavoro d’arte contemporanea. Ma non so se lo avrebbe intitolato “Merda d’Inchiesta” o “Servizio Pubblico”».
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