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Il nucleare perde quota ma resta la prima fonte energetica Ue, il boom di solare ed eolico (che supera il gas)

L'analisi del think tank Ember su come è cambiata la produzione di energia elettrica nei paesi dell'Unione europea negli ultimi cinque anni

Le politiche energetiche rappresentano senza dubbio uno degli ambiti di azione su cui più ha investito l’Unione europea in tempi recenti. La direzione tracciata è chiara: meno combustibili fossili, più fonti rinnovabili. Un percorso incentivato da numerosi provvedimenti e culminato con l’obiettivo del Green Deal di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050. Gli effetti delle politiche adottate nei cinque anni di Commissione a guida Ursula von der Leyen si sentiranno soprattutto su un orizzonte di medio periodo. A guardare bene, però, il cambiamento pare ben avviato. Lo rivela un documento del think tank internazionale Ember, che ha analizzato le trasformazioni del settore elettrico dell’Ue nel corso dell’ultima legislatura, ossia dal 2019 ad oggi.

Nucleare ancora primo, l’eolico scalza il gas

Guardando al mix elettrico Ue, ossia all’insieme delle fonti primarie utilizzate per la produzione dell’energia elettrica, si notano subito grossi cambiamenti tra il 2019 e il 2023. Lo scorso anno, il nucleare si è confermato ancora una volta la prima fonte Ue con più di un quarto (il 26,6%) dell’energia elettrica prodotta all’interno dell’Unione europea. Nel 2019 al secondo posto c’era il gas, che negli ultimi cinque anni ha visto la propria quota all’interno del mix energetico scendere dal 19,8% al 16,6%. A scalzare il gas come seconda fonte Ue è l’eolico, che nel 2023 ha prodotto il 17,5% dell’energia dell’Unione europea. Seguono il carbone, che passa dal 15,7% del 2019 al 12,5% del 2023, e l’idroelettrico, che passa dall’11,1% del 2019 all’11,7% del 2023. Il solare si accontenta del sesto posto, ma è la fonte di energia che fa registrare di gran lunga il tasso di crescita più elevato. Nel 2019, i pannelli solari generavano appena il 4,3% dell’energia prodotta in Ue. Nel 2023, la percentuale è salita al 9,2%.

La crescita delle rinnovabili

L’accelerazione più vistosa tra quelle registrate negli ultimi cinque anni è senza dubbio quella relativa agli impianti eolici e solari, che dal 2019 al 2023 hanno visto la loro produzione combinata di elettricità aumentare del 46%. Questa crescita, spiega l’analisi di Ember, ha permesso di ridurre di un quinto la produzione fossile. Il fotovoltaico, in particolare, ha registrato un boom, raddoppiando in cinque anni la propria capacità installata. Se si prendono in considerazione tutte le fonti pulite – ossia eolico, solare, idroelettrico e nucleare – si arriva al 61,4% dell’energia prodotta in Ue nel 2023. Cinque anni fa, nel 2019, questa percentuale si fermava al 54,8%. Gas e carbone, i due combustibili fossili più utilizzati in Ue per la produzione di energia, hanno visto invece il proprio peso diminuire dal 35,5% del 2019 al 29,1% dello scorso anno, nonostante un aumento temporaneo durante gli anni del Covid. Questa transizione dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili ha permesso all’Ue di tagliare le emissioni del settore energetico del 15% nel giro di cinque anni. Un tasso ben superiore al 4% della media globale.

Il confronto tra Paesi Ue

In termini assoluti, l’Italia è il quarto Paese Ue dove le rinnovabili sono cresciute di più. Se si prendono in considerazione i gigawatt di potenza installata di eolico e solare, è la Germania a dominare la classifica. Nel 2023, il Paese guidato da Olaf Scholz ha potuto contare su una capacità di 151,2 GW, in crescita del 38% rispetto al 2019. Seguono, seppur a distanza, Spagna (62 GW) e Francia (42,7 GW). L’Italia, che pure cinque anni fa era il terzo Paese Ue nella classifica sulle rinnovabili, si deve accontentare del quarto posto, con 42,1 gigawatt di solare ed eolico.

In copertina: La centrale nucleare di Dukovany, in Repubblica Ceca (Dreamstime)

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