Lucetta Scaraffia: «Il Vaticano boicotta le suore abusate, ma ora c’è il sindacato»

La scrittrice e giornalista contro Papa Francesco: la sua è una strategia cerchiobottista

Lucetta Scaraffia, femminista e cattolica, in un’intervista al Fatto Quotidiano dice oggi che il Vaticano boicotta le suore abusate. E che sono le donne a tenere in piedi la Chiesa, a testimoniare la carità e a organizzare la rete di assistenza. Insomma, «a dare corpo e vita al cattolicesimo nel mondo. Nella Chiesa non esistono più suorine ignoranti, schiave ubbidienti e purtroppo silenti. Testimoni assolute del dolore e dell’orrore di cui erano vittime». Mentre all’interno della fede cattolica «chiunque valorizzi, studi, sostenga la condizione femminile viene emarginato, vigilato, tolto dal circuito del confronto e della discussione, non dico della decisione. Il potere dei maschi è ancora assoluto».


La Chiesa è donna

Per Scaraffia sono i numeri a far capire che la Chiesa è donna: «Le suore oggi sono competenti, spesso laureate, assolutamente dentro il circuito culturale e sociale». Anche se il potere è ancora dei maschi: «Il rapporto è uno a cento. Sappia che quando ho partecipato al sinodo sulla famiglia subivo sempre la perquisizione all’ingresso. Mi conoscevano tutti eppure mi scambiavano sempre per qualcun’altra, ritenevano sempre di procedere con formalità che non erano necessarie per i maschi». Ma adesso «le donne hanno saputo valorizzare un’organizzazione esistente– la Uisg – che raggruppa tutte le superiore generali del mondo, e che si occupa di difendere la condizione femminile nel mondo, di vigilare sul traffico degli esseri umani, di dare sostegno attivo alla lotta per la dignità delle persone. Gli organi direttivi di questa associazione vengono eletti dalle iscritte, che valorizzano donne capaci e intraprendenti, non donne obbedienti».


Il sindacato delle suore

Scaraffia dice che la Uisg «è anche un sindacato, sì. Il problema è che i meriti di questa questa associazione sono stati riconosciuti dalle Nazioni Unite con onorificenze, ma non dal Vaticano. Non se ne parla in nessuno dei media d’oltretevere, non è considerata un interlocutore dalle gerarchie ecclesiastiche e dal Papa. Una condizione taciuta, chiusa alla vista». E ce l’ha con Papa Francesco, non tanto innovatore come si dice: «La sua è la strategia del doppio colpo: uno al cerchio e l’altro alla botte. Sui gay dice: chi sono io per giudicare e poi se ne esce con quella parola (la frociaggine, ndr) che oltraggia i gay e mina l’istituzione, prende a martellate l’edificio culturale e semantico con cui la Chiesa parla al mondo. Quando sento il Prefetto per la dottrina della fede Fernandez commentare un documento pontificio dicendo “fa re una cazzata”, capisco che il lessico è usato a mo’ di piccone. Cosa si aspetta da un piccone? Macerie».

Leggi anche: