Non solo Amadeus, la Rai dice addio anche al format “I soliti ignoti”. Usigrai: «Problema grave ma i vertici fanno finta di niente»

L’intervento del sindacato dei giornalisti dopo l’intervista della responsabile dei contenuti Discovery Laura Carafoli a la Repubblica

«A settembre Amadeus arriverà sul Nove con Identity, il format noto in Italia come I soliti ignoti. È una prima discesa in campo sul nostro canale con un prodotto che parla a tutti, con la freschezza di un formato che lo rappresenta e ha una grande riconoscibilità». A parlare al quotidiano la Repubblica è Laura Carafoli, responsabile dei contenuti del gruppo Warner per il Sud Europa, in un’intervista dello scorso sabato. Stando a quanto annunciato quindi, la Rai non avrebbe rinnovato i diritti del format, in onda sulla rete ammiraglia dal 20 marzo 2017 al 15 aprile 2023 – sostituito ora da Affari tuoi – condotto da Amadeus e prima ancora da Frizzi, con la prima puntata in onda nel 2007. I soliti ignoti cambierà quindi nome e rete, ma non volto, perché ritroverà sul Nove proprio chi lo ha rappresentato nelle ultime sette stagioni. «Se Amadeus lascia la Rai e si porta via anche i format di successo, il problema per l’azienda non è di poco conto. In ballo ci sono contratti pubblicitari e pubblico che potrebbero insieme cambiare canale», scrive Usigrai in una nota in cui manifesta la delusione, e preoccupazione, della sigla sindacale dei giornalisti, «eppure a viale Mazzini fanno finta di niente e i vertici, vecchi e nuovi allo stesso tempo, si mostrano gaudenti di firmare nuovi contratti plurimilionari. Mentre dall’altra parte disdettano accordi sindacali o provano sottoscriverne di nuovi senza aver messo nel conto alcuna valutazione relativa a un piano industriale, del quale ancora non sono misurate le ricadute sull’organizzazione del lavoro e sui conti dell’azienda».


Il sindacato dei giornalisti Rai si dice poco rassicurato dalle «generiche» garanzie «dei vertici in scadenza sul mantenimento dei perimetri occupazionali». E insiste «sui tagli reali alle retribuzioni, azzeramento degli investimenti sulle news, riduzione degli organici, chiamate dirette di nuovi collaboratori esterni e una innaturale proliferazione di qualifiche ad personam che appare più spesso sganciata da qualsiasi ragionamento industriale e di prodotto». Le scelte dei dirigenti di viale Mazzini stanno «aumentando il lavoro di desk dei giornalisti che, senza troupe e tecnici per realizzare i servizi, non escono più dalle redazioni e sono sempre più condizionati dall’uso di immagini e notizie confezionate dagli uffici stampa invece che dalla possibilità di verificare direttamente i fatti per una informazione che sia realmente al servizio dei cittadini e non megafono di interessi particolari».


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