Greta Spreafico, l’esame del Dna dietro la nuova indagine per omicidio
Le chiavi dell’auto scomparse e ricomparse. Una maglietta nera e una sim per un cellulare. Questi sono gli elementi che un investigatore privato ingaggiato dalla famiglia di Greta Spreafico ha consegnato alla procura di Rovigo per riaprire il caso della scomparsa della rocker. Con la richiesta di un test del Dna. Mentre anche il testamento che lasciava tutto all’ex fidanzato Gabriele Lietti è finito sotto la lente. Nel registro degli indagati è stato iscritto il nome di un uomo. La famiglia dice che il rapporto con Lietti era finito e per questo Spreafico aveva lasciato la casa in cui era andata a convivere con lui. E proprio per questo è strano che Greta non abbia cambiato quel testamento. Anche il fratello Simone ha dubbi: «Ci sono tante cose che non tornano, una su tutte il messaggio di Gabriele a poche ore dalla scomparsa di mia sorella. Scrisse ad un amico che la ospitava per sapere se Greta avesse lasciato lì documenti, di che documenti stava parlando?».
Andrea Tosi, un giardiniere di 58 anni, è stato indagato e la sua posizione è stata nel frattempo archiviata. «Noi non abbiamo mai pensato che avesse a che fare con la scomparsa», dice ancora Simone. Poi l’entrata in scena dell’investigatore Ezio Denti. «All’interno di una borsa, appoggiata sul pavimento, abbiamo trovato le chiavi della sua auto, molto consumate, dunque non si trattava di quelle di scorta. Chiavi che, un mese prima, in occasione della primo accesso nell’abitazione effettuato dagli investigatori, non ci sarebbero state», dice. E poi c’è una seconda Sim. Ma soprattutto il Dna emerso nel nuovo materiale repertato. È quello che ha convinto la procura a muoversi.