In Evidenza Legge di bilancioOpen ArmsTony Effe
POLITICABangladeshCamorraCampaniaFrodiGiorgia MeloniGoverno MeloniImmigrazioneInchiesteLavoro e impresaTruffe

Lo spettro della camorra sul boom di migranti: «157mila domande di visto solo dalla Campania, trafficano col Bangladesh». E Meloni va in Procura

04 Giugno 2024 - 14:53 Ugo Milano
nuova legge ong governo meloni matteo piantedosi
nuova legge ong governo meloni matteo piantedosi
La premier consegna un esposto al Procuratore antimafia e annuncia una revisione completa del sistema dei flussi: «Pesanti interferenze del crimine organizzato»

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presentato un esposto alla procura nazionale antimafia per segnalare una presunta maxi-frode per «gonfiare» gli ingressi in Italia di migranti sfruttando il sistema dei decreti flussi. L’ipotesi di Palazzo Chigi è che il raggiro pluriennale veda il coinvolgimento di reti della criminalità organizzata, nel nostro Paese per «forzare» il sistema con migliaia di domande fittizie, in Paesi terzi – in particolare in Bangladesh – per favorire partenze di massa verso il nostro Paese. L’esposto è stato consegnato dalla stessa premier oggi 4 giugno al Procuratore Nazionale Giovanni Melillo. Lo ha annunciato Meloni stamattina in un’informativa al Cdm poi diffusa ai media. Dal monitoraggio eseguito dagli uffici governativi sull’applicazione dei decreti flussi – quelli che stabiliscono anno per anno le quote di ingressi regolari di migranti per i quali le aziende possono fare richiesta – sono emersi infatti, ha ricostruito la premier, «dati allarmanti». Il campanello d’allarme è suonato quando ci si è resi conto del numero esorbitante di richieste in arrivo dalla Campania durante il click day prefissato. Numeri troppo lontani dalla realtà del territorio per non destare sospetti: «Sui permessi per lavoro stagionale, cioè per lavoro in campo agricolo o turistico-alberghiero, nel 2023, su un totale di 282.000 domande, 157.000 arrivano dalla Campania, mentre 20.000 arrivano dalla Puglia. Solo che, per esempio nel settore agricolo, la Puglia ha circa il 12% delle imprese agricole italiane e la Campania solo il 6%», spiega la premier. Oltre tutto, a quanto emerso, alla fine dell’iter soltanto il 3% di chi aveva ottenuto un visto regolare risultava aver effettivamente sottoscritto un contratto di lavoro. Scarti tra i due dati di minor entità ma rilevanti peraltro, secondo il monitoraggio, arriverebbero da molte altre regioni italiane.

L’assalto al sistema dalla Campania

Secondo il governo ci sono pochi dubbi su cosa vi sia dietro numeri tanto sospetti: «Secondo noi significa che i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengono utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare. Significa che, ragionevolmente, la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i “decreti flussi” sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia, per una via formalmente legale e priva di rischi, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro (secondo alcune fonti, fino a 15.000 euro per “pratica”)». Una frode criminale che vedrebbe colluse appunto organizzazioni della malavita in Campania con “partner” collocati in primis in Bangladesh, Paese da cui proviene da mesi il numero più alto di arrivi di migranti irregolari in Italia e in cui sono segnalati dalle autorità «fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro». Da qui la decisione del governo di costituire un dossier ad hoc ora consegnato alla procura antimafia per i profili di reato eventuali.

Verso una revisione del sistema dei flussi

Quanto al piano politico e normativo, Meloni vuole ora risposte anche dai suoi stessi ministeri. «Ci troviamo di fronte a un meccanismo di frode e di aggiramento delle dinamiche di ingresso regolare, con la pesante interferenza del crimine organizzato, che dobbiamo fermare e correggere, esattamente come abbiamo fatto, e stiamo facendo, per il superbonus edilizio e per il reddito di cittadinanza», dice la premier, intervenendo su una serie di aspetti cruciali ma quanto mai “delicati” del sistema: verifica delle domande di nulla osta al lavoro, del meccanismo del click day, della definizione delle quote, del rafforzamento dei canali di ingresso speciali, e più in generale della collaborazione con le associazioni di categoria, allo scopo di definire i fabbisogni di manodopera. Sul tema la premier annuncia battaglia, da lanciarsi con un «articolato ampio e dettagliato per risolvere questo problema» che sarà presentato in uno dei primi Cdm dopo il G7 di metà giugno.

Leggi anche:

Articoli di POLITICA più letti