Meloni su Gaza: «Israele sta cadendo nella trappola di Hamas». Colpire con armi Nato la Russia? «Ragionevolmente non ce n’è bisogno»

Ospite del TgLa7 la premier difende i provvedimenti chiave del governo e replica a Panetta: «Più migranti per sostenere l’economia? I dati dicono altro»

Conto alla rovescia alle Europee di sabato e domenica, e Giorgia Meloni, rientrata dall’Albania per l’incontro a Shengjin con Edi Rama, torna in tv. Questa volta su La7, ospite del tg condotto da Enrico Mentana. Il tempo di qualche battuta sulla sua apparizione sulla rete di proprietà di Urbano Cairo, presa di mira solo pochi giorni fa in un discusso spot («Mi sono limitata a rivolgermi ad alcuni conduttori di La7, penso che sia un mio diritto, ma la mia presenza qui dimostra che sono sempre disponibile a parlare», assicura la premier), poi spazio all’attualità politica. Interna e internazionale. Inevitabile un commento sul fatto del giorno, il blitz di Riccardo Magi fuori proprio dall’edificio in costruzione per i migranti che saranno trasferiti in Albania, finito in un acceso diverbio con la premier. «Ho fatto tanta opposizione, ma mai mi sarei sognata di fare una piazzata quando un presidente del consiglio era con un omologo», graffia Meloni, secondo cui evidentemente si tratta di «un problema che la sinistra non si fa molto spesso». Quanto ai toni sopra le righe nel suo di campo, la premier ribadisce la sua presa di distanze dall’attacco portato domenica scorsa dal senatore leghista Claudio Borghi a Sergio Mattarella: «Io non avrei fatto quell’attacco al presidente della Repubblica, dopodiché è legittimo criticare. In ogni caso Salvini ha detto poi su questo parole chiare, dunque per me il caso è risolto». 


L’Italia di Meloni: più soldi in tasca (e più migranti?)

Quindi la premier squaderna in breve alcuni dei provvedimenti più significativi varati dal suo governo e l’impatto previsto o già raggiunto. Sul terreno economico, pur nel contesto estremamente delicato, «nel 2023 i salari sono cresciuti del 3%», sottolinea la premier, che parla in proposito di «un cambio di passo. Abbiamo invertito tendenza, dimostrando che se le risorse disponibili si usano per fare le cose che servono i risultati si vedono». Un legame che Meloni vede con misure prese dal suo governo come il taglio del cuneo fiscale, la decontribuzione, il bonus mamme. L’andamento dell’economia del Paese ha a che fare però anche con la questione migratoria. Questo per lo meno è ciò che ha rimarcato non più di una settimana fa il governatore di Bankitalia (nominato dal governo Meloni) Fabio Panetta nelle sue prime “considerazioni finali”. Servono più immigrati in futuro per sostenere le necessità della società e dell’economia come sostiene Panetta?, chiede Mentana alla premier. «Fermo restando che noi siamo il primo governo che ha fatto un decreto flussi triennale, anziché di anno in anno, si figuri se non capisco questo problema, però i dati non dicono questo», replica la premier. Per poi porre l’accento piuttosto sulla necessità della lotta alla rete di trafficanti internazionali di migranti, collusi con la criminalità organizzata italiana, sospetta Meloni sulla base degli esiti del monitoraggio dei flussi svelati ieri («I dati che sono emersi e ho denunciato ieri sono obiettivamente raccapriccianti»). La premier replica pure all’opposizione che l’accusa di aver venduto all’opinione pubblica un decreto sul taglio delle liste d’attesa vuoto, perché privo di risorse: «Siamo il governo che ha messo più risorse di tutti nel fondo sanitario nazionale: 134 miliardi di euro, non lo aveva mai fatto nessuno», cui devono aggiungersi «500 milioni per le liste d’attesa, altri 750 milioni con la revisione del Pnrr» e ancora «500 milioni con questo decreto nelle regioni del Sud per comprare i macchinari».


Le guerre alle porte e il sentiero stretto della diplomazia

A premere sull’Europa, volente o nolente, sono anche le crisi nel vicinato: la guerra in Ucraina e quella a Gaza in primis. Nelle ore in cui gli Usa confermano in via ufficiale che Kiev ha cominciato ad utilizzare armi occidentali contro obiettivi militari in Russia, Meloni sembra a disagio nell’affrontare questione tanto spinosa a pochi giorni dalle Europee. «La campagna elettorale non aiuta né in Italia né in Europa, sono questioni che non vanno semplificate, non infiliamole in campagna elettorale». Nel merito, Meloni sostiene che ci sia «un modo per aiutare l’Ucraina» presa dai miri dai continui e «sistematici bombardamenti russi contro le sue infrastrutture volti a piegare la popolazione ucraina»: fornendole, come l’Italia sta facendo, sistemi di difesa antiaerea. Se questa strategia funziona, sostiene la premier, «ragionevolmente non è necessario attaccare basi in Russia», una linea rossa su cui il governo sembra attestarsi ancora, nonostante il passo in avanti compiuto da Usa e buona parte degli alleati europei. Resta il fatto per Meloni che «l’unico modo di costruire pace è la deterrenza: se oggi si inizia a parlare di diplomazia è per il lavoro che abbiamo fatto in questi anni» a sostegno dell’Ucraina contro l’aggressione russa. Indispensabile un passaggio anche sulla crisi «intrattabile» di Gaza, a ormai 8 mesi dal suo inizio con la strage del 7 ottobre. Come mettervi fine? «Continuando a dialogare», sostiene Meloni, secondo cui in particolare «gli amici di Israele devono dirgli che si sta infilando nella trappola che gli ha teso Hamas, che puntava a isolarli nella regione e nell’opinione pubblico internazionale. Chi crede nella sicurezza di Israele deve dire parole chiare. E la pace in Medio Oriente la si costruisce lavorando concretamente, da ora, alla soluzione due popoli due Stati». 

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