Buoni fruttiferi postali: come liberarsi dai pesi morti

Il docente Beppe Scienza spiega cosa c’è che non va nel risparmio postale e quali sono i rischi da cui tenersi alla larga

I buoni postali sono il tradizionale investimento senza rischi. Ciò resta vero, ma coi tassi d’interesse aumentati, conviene fare un po’ di manutenzione. Ne abbiamo parlato con Beppe Scienza, docente del dipartimento di matematica dell’università di Torino e ombudsman dei risparmiatori: studia il risparmio e la previdenza integrativa, con particolare attenzione ai fondi d’investimento. Scienza ha da poco pubblicato il libro “I nostri soldi e l’inflazione”, che fornisce gli strumenti per districarsi tra i prodotti finanziari.


Cosa c’è che non va nel risparmio postale?


Sorvoliamo sulle polizze, fondi pensione ecc. rifilati agli sportelli delle Poste come dalle banche e dai venditori porta a porta. Anche nel risparmio postale tradizionale, buoni e libretti postali, bisogna stare attenti. Le situazioni cambiano e quello che era sensato anni fa, può non esserlo più. A stare fermo uno può rimetterci, restando inchiodato a interessi bassissimi. Passando da vecchi buoni a quelli nuovi, ci si può agganciare a rendimenti più alti. Che vengono mantenuti, anche se la Banca Centrale Europea riduce i tassi.

Può farci un esempio?

Il caso peggiore è quello di chi ha buoni postali ordinari TF120A160218, sottoscritti per esempio sette anni fa, nel giugno 2017. Gli hanno fruttato quasi nulla e anche ora danno interessi miseri, appena in grado di compensare l’imposta di bollo. Non pochi li hanno ancora, perché l’atteggiamento nel risparmio postale è quello del cassettista. Uno investe, comprando un titolo o un buono, e lo tiene fino alla scadenza. Ma questo può essere sbagliato. A chi ha quel buono conviene riscattarlo, cosa possibile senza nessun costo. Già meglio il buono ordinario in emissione, che a scadenza rende il 2,7% e non lo 0,4%.

Come fare a informarsi?

Nel webinar ”Buoni postali: scelte valide e pesi morti” di mercoledì 12 giugno, ore 18.30-20:20 vedremo questo e altro. Lo organizza il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino, fra le sue attività di Public Engagement, con l’associazione di consumatori Adusbef, e seguirlo è gratuito, basta iscriversi . Uno può anche verificare la sue competenze nella materia rispondendo a un quiz (serio): “Buoni fruttiferi postali, 5 domande”.

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