Valanga di rinunce degli scrutatori a Palermo, la storia si ripete: «Pagati troppo poco». Rischio caos ai seggi prima del voto
Nuove elezioni, vecchi problemi per i seggi a Palermo, dove a fatica l’ufficio elettorale comunale sta formando i seggi, dopo la valanga di rinunce da parte degli scrutatori designati. A poche ore dall’insediamento dei seggi, previsto per domani mattina sabato 8 giugno. Su 2.400 sorteggiato, finora oltre 1.700 hanno rinunciato dopo aver ricevuto le lettere di incarico. Il rischio è che si possa ripetere il caos del 2022, quando oltre a diversi scrutatori mancavano anche i presidenti di seggio. A scoraggiare gli scrutatori designati sarebbe innanzitutto l’impegno gravoso di dover restare nei seggi per circa tre giorni, tra operazioni preliminari, i due giorni di votazione e le ore relative allo spoglio. Il tutto a fronte di un pagamento di 110,40 euro per gli scrutatori, secondo la circolare del Viminale, mentre per i presidenti di seggio è previsto un compenso di 138 euro. Compensi considerati troppo bassi, come già era emerso nel 2022. Secondo Repubblica, anche a Catania le rinunce incassate dal Comune sono altissime. E si parla di almeno il 50% degli scrutatori sorteggiati che hanno deciso di restare a casa. Con una sua circolare, il comune di Palermo ha invitato chi volesse sostituire gli scrutatori rinunciatari a presentarsi sabato mattina direttamente ai seggi.
Il caos nel 2022
Nel 2022 l’apertura dei seggi avvenne in ritardo anche di sei ore, perché diversi presidenti e scrutatori avevano rinunciato all’ultimo all’incarico. In quell’occasione erano state almeno 200 le persone segnalate alla procura. E non mancarono le polemiche per la concomitanza della partita del Palermo, che avrebbe spinto parecchi scrutatori a tenersi liberi. Sul caso intervenne l’allora ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, che parlò di «assoluta mancanza di rispetto per le istituzioni e i cittadini». Ma nel giro di due anni, le cose in Sicilia non sembrano cambiate granché.
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