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La storia di Filippo Zanella sulle tracce della figlia in Polonia. La lettera anonima, gli ostacoli della polizia polacca: «Così ci siamo riabbracciati»

07 Giugno 2024 - 18:41 Redazione
L'uomo non vedeva la piccola dal 2021. Adesso ha fatto ritorno a Cesena, insieme a lei

«Ora il mio unico pensiero è regalare una vita normale a mia figlia». Queste sono le parole di Filippo Zanella, 47enne di Cesena, a poche ore di distanza dal ritrovamento della bambina, sparita nel 2021 dopo essere partita per la Polonia con la madre, ex compagna di Zanella. «Ritrovare Noemi è stata una gioia, la fine di un incubo – ha detto in un’intervista al Corriere – Pagato al prezzo di momenti drammatici, perché non è stato facile: la madre era scappata con lei in strada e siamo intervenuti con la Polizia per separarle», spiega oggi l’uomo, che dopo essere andato a recuperare la piccola ha fatto ritorno a Cesena. Assieme a lei.

La lettera

Tutto è iniziato con una lettera scritta da ignoti. «Era una lettera spedita con posta prioritaria scritta in un italiano imperfetto – ha raccontato Zanella -. Chi l’ha mandata è sicuramente un polacco, supponiamo senza però alcuna certezza che si tratti di un parroco o di qualcuno che fa riferimento ad associazioni come la Caritas. Ci ha rivelato che nostra figlia e sua madre si trovavano a Rzeszòw, ai confini con l’Ucraina e la Bielorussia. In un condominio che somigliava ad un alveare, in un complesso che conta 300 appartamenti». L’uomo ha aggiunto che però, da lì in poi, non è andato tutto liscio. «Avremmo voluto portare a termine le procedure in maniera tranquilla, entrando con permesso in casa e spiegando ogni passaggio. Solo che quando qualche agente della Polizia ha scoperto che noi, assieme al curatore incaricato dal giudice, al colonnello Maraffa e al console dell’ambasciata italiana a Varsavia Miriam Peluffo eravamo in arrivo ha avvertito la madre che è scappata».

Il ritrovamento

Hanno fatto seguito «minuti concitati, anche drammatici»: «Un ‘nostro’ detective, che avevamo incaricato, mi ha avvertito che Noemi e la madre erano fuggite nell’oratorio della chiesa vicina. Sono corso lì. Il curatore incaricato dal giudice è entrato con la Polizia, ma lei, la mia ex compagna, è scappata dal retro. Siamo riuscite a raggiungerle, ma la parte difficile è stata separare la madre che si era attaccata alla bambina, a sua volta spaventatissima». Poi è intervenuto il giudice, che ha ordinato di separare la madre dalla figlia, nel rispetto delle sentenze precedentemente emesse dal Tribunale dell’Aia. La procedura è stata eseguita da curatore e Polizia: «Io e mia mamma, che è la nonna di Noemi e che ha lavorato nell’esercito, e che quindi ha mantenuto un invidiabile sangue freddo, abbiamo preso mia figlia e l’abbiamo caricata in auto grazie anche alla presenza del colonnello e del console», ha raccontato ancora Zanella.

Una lenta ricostruzione

E adesso, Noemi, come sta? A detta di suo padre, «bene. Ma le faremo sostenere delle visite. Mediche ma anche psicologiche. Quando aveva sette anni sapeva parlare in italiano, in questi giorni ha però parlato solo in polacco, evidentemente perché la madre le aveva parlato solo nella sua lingua d’origine. Ma confidiamo non sia un problema riabituarsi all’uso della lingua italiana. Non sappiamo ancora come abbia vissuto questi anni, non ho ancora voluto mettere pressione alla bambina, lentamente cercheremo di ricostruire tutto passo dopo passo».

Noemi andrà a scuola

C’è tuttavia una certezza: «Dobbiamo ricostruire tutto. Banalmente mia figlia ora sta facendo shopping con sua nonna, mia madre, perché di fatto non ha vestiti. Ma soprattutto, cosa più grave, ha vissuto una vita lontana dagli altri bambini. Sappiamo quanto per una bimba sia importante trascorrere molto tempo con i coetanei. Quindi ci stiamo attivando per farle recuperare quella socialità indispensabile per la sua crescita che in questi anni non ha potuto vivere. Speriamo possa allacciare presto amicizie. Grazie alle normative vigenti abbiamo avuto una certezza: il prossimo anno potrà iscriversi tranquillamente alle scuole elementari. La madre ha raccontato di averle fatto fare formazione privata». Sulla donna, al momento, pende una misura restrittiva: non può avvicinarsi a più di cinquecento metri dalla figlia, poi potrà intraprendere un percorso con i servizi sociali per poterla eventualmente rivedere in futuro in ambiente protetto. I familiari, nel frattempo, non l’avrebbero presa bene. «Ho ricevuto più di venti chiamate nel mio viaggio di ritorno alcune anche minacciose, con frasi come ‘guarda che non è finita qui», ha raccontato Zanella.

(foto copertina Filippo Zanella / Fb)

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