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Caso Bortone, dal Pd a Fnsi tutti contro l’ad della Rai: «Parole inaccettabili e gravissime». Scurati: «Ha detto il falso»

08 Giugno 2024 - 23:31 Ugo Milano
Per l'amministratore delegato dell'azienda di Viale Mazzini la conduttrice di "Chesarà" «doveva essere licenziata»: dichiarazioni che hanno scatenato numerose reazioni

Le parole dell’Ad della Rai, Roberto Sergio, sul comportamento di Serena Bortone in occasione del 25 aprile hanno provocato le reazioni indignate di Pd, Usigrai e della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi). Durante la Festa dell’Innovazione del Foglio a Venezia, Sergio ha reso nota la sua posizione sul caso-Scurati e, in particolare, sul comportamento della conduttrice di Chesarà che aveva denunciato l’episodio della mancata messa in onda del monologo dello scrittore sul 25 aprile. «Serena Bortone doveva essere licenziata per quello che ha fatto e non è stata licenziata. Non è stata punita», ha detto l’ad dell’azienda di Viale Mazzini, negando inoltre l’esistenza di una TeleMeloni. «L’11 di questo mese rappresenterà le sue tesi e valuteremo, ma certamente a nessun dipendente di nessuna azienda sarebbe consentito di dire cose contro l’azienda in cui lavora – ha affermato Sergio -. Lei questo ha fatto e non è stata punita», ha detto l’ad, riferendosi al procedimento disciplinare a carico della giornalista.

La risposta di Scurati

Tra i più critici del dirigente Rai, proprio Scurati, lo scrittore protagonista dell’incidente del 25 aprile. «Smentisco categoricamente l’affermazione dell’ ad della Rai secondo la quale io non avrei partecipato al programma di Serena Bortone perché “non venivo pagato”», ha dichiarato l’autore, «è semplicemente falsa. Ed è l’ennesima affermazione denigratoria nei miei confronti. A me nessuno ha mai proposto di partecipare gratuitamente. Lo sfido a fornire prova del contrari». La note dello scrittore poi prosegue con durezza: «Non entro nel merito delle convulsioni interne a un’azienda evidentemente allo sbando, i cui dirigenti esercitano una ‘pressione soffocante’ sulla libertà d’informazione (non è una mia opinione, è una citazione di un comunicato ufficiale del principale sindacato dei giornalisti di quella stessa azienda). Io non sarei mai tornato sull’argomento – e d’altronde non sono stato io a denunciare la censura ma ancora una volta una giornalista Rai». Scurati poi ricostruisce quanto accaduto, annunciando che sta valutando di tutelarsi anche in sede legale: «Il programma di Rai3 Chesarà mi ha commissionato con un mese circa di anticipo un monologo assicurandomi che avevo piena libertà su forma e contenuti. L’accordo economico, perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi avevano preceduto, era già chiuso da diversi giorni, i biglietti ferroviari e la prenotazione alberghiera mi erano già stati inviati dagli uffici Rai». Lo stop è arrivato dopo l’invio del testo del suo monologo: «Quando avevo già le valigie pronte, mi è stato comunicato che il mio contratto era cancellato». Scurati tira in mezzo anche Fedez: «Non tollero più che mi si calunni accusandomi di venialità per sviare l’attenzione dalla vera questione. Soprattutto da parte dei vertici di un’azienda, la Rai, che elargisce a un influencer e rapper di dubbia moralità svariate decine di migliaia di euro per rilasciare interviste sul suo matrimonio». Infine, l’affondo contro Sergio e la premier Giorgia Meloni: «L’amministratore delegato della Rai dimostra di non voler riconoscere il valore del lavoro culturale. Dimostra, così, di disprezzare la cultura. Permettetemi di notare che questo becero disprezzo lo rende totalmente inadeguato all’importante ruolo che ricopre. Devo anche notare che questa cortina fumogena, sollevata da argomenti fasulli e fuorvianti, ottiene ancora una volta l’effetto di consentire al presidente del consiglio di non rispondere alle imbarazzanti questioni da me sollevate nel monologo che la Rai mi aveva commissionato e che poi non mi ha consentito di leggere».

Insorge il Pd

Frasi, quelle di Sergio, definite «vergognose» dal Partito democratico. «È l’arroganza di un potere che è diventato censura e intimidazione», si legge nella nota del Senatore Francesco Verducci, membro della Commissione di Vigilanza Rai. «Di Roberto Sergio peraltro ricordiamo perfettamente – ha aggiunto – le uscite social contro l’azienda Rai (ai tempi di un Sanremo) e in altro contesto contro il suo collega direttore Andrea Vianello. Quindi evidentemente per lui vale tutto. Altri invece vanno licenziati». E poi ancora: «In realtà è evidente il tentativo di Sergio di coprire la censura contro Scurati. Nessuno ha ancora dato una risposta valida sul perché il contratto di Scurati venne annullato una volta che i vertici vennero a conoscenza dei contenuti del monologo. Ed è chiaro il tentativo di Sergio di preparare il terreno all’epurazione di Serena Bortone, rea di autonomia e pluralismo. Sergio – ha proseguito Verducci – attacca una giornalista che ha agito nell’interesse della credibilità e dell’autonomia del servizio pubblico, prerogative che a Sergio evidentemente danno fastidio».

Fnsi: «Sergio concede la grazia ai sudditi?»

Dello stesso tono il commento della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana: «Serena Bortone doveva essere licenziata? E quindi l’Ad della Rai rivendica per sé il ruolo di novello Re che concede la grazia ai sudditi? Qualcuno lo informi che dall’illuminismo in poi i processi sono fondati su valori democratici e di piena garanzia per gli accusati», scrive su X il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani. «Quindi per l’Ad della Rai – si legge – nessuna sanzione va data a chi cancella la partecipazione sul 25aprile di un Premio Strega come Antonio Scurati, mentre merita il licenziamento chi denuncia quella cancellazione. Siamo ormai al ribaltamento di realtà e valori. L’Ad attuale della Rai annuncia il prossimo Ad, e anche il Dg: questo è il rispetto che ha per il ruolo del Consiglio di Amministrazione. In sostanza li ritiene passacarte degli ordini governativi», ha concluso Di Trapani, riferendosi al commento di Sergio durante l’evento del giornale diretto da Claudio Cerasa sul rinnovo dei vertici di Viale Mazzini dopo le europee: «Un anno fa mi è stato chiesto di completare il mandato di tre anni con l’uscita di Fuortes. Io ho accettato ed ho nominato come dg Giampaolo Rossi, che stimavo e continuo a stimare. Ora lui sarà il prossimo amministratore delegato e io sarò il prossimo dg. Non c’è nessun problema».

Usigrai: «inaccettabili e gravissime» le dichiarazioni di Sergio

Anche l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, ritiene «inaccettabili e gravissime» le dichiarazioni di Sergio. «Arrivare a ipotizzare pubblicamente il licenziamento di una dipendente mentre è in corso un procedimento disciplinare, ha il sapore della minaccia – si legge in una nota -. Se Serena Bortone deve essere licenziata, quale sanzione avrebbe dovuto meritare Roberto Sergio che nell’aprile del 2023 da direttore della radiofonia attaccò su Facebook il direttore di Radio1 Vianello, accusandolo di “amplificare la violenza”? L’Ad dell’epoca avrebbe forse dovuto evocare il suo licenziamento?». E poi ancora: «È inoltre rappresentativo del clima di onnipotenza di questo vertice aziendale – prosegue l’Usigrai – annunciare, come se nulla fosse, il nome del prossimo Ad. Ci chiediamo se al Parlamento e ai prossimi componenti del Cda, stia bene essere esautorati del loro ruolo», conclude la nota.

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